Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Frammenti d'Egitto

La civiltà egizia nacque molto prima che i faraoni regnassero nel paese del Nilo. Sorta nella preistoira ebbe un progresso lento ma grandioso che la portò a essere una delle principali nella storia dell'umanità. 

l'Egitto rimase al margine del processo di sviluppo dell'economia produttiva fino a ben oltre l'inizio del sesto millennio, quando le sue comunità nomadi, che occupavano i terrazzi del Nilo, cominciarono a ricevere l'influsso di gruppi neolitici provenienti dall'Asia, che portarono un'agricoltura e una pastorizia già avanzate. E già dalla metà del quinto millennio nacquero le prime città. 

Ma in questa sede non vogliamo occuparci dello sviluppo e delle varie fasi della storia che lo hanno visto diventare un grande "antenato". 

Quello che vogliamo creare è un piccolo puzzle, frammenti di un popolo, delle sua storia, delle sue usanze, della sua arte e aspetti di vita quotidiana, tutti uniti a formare il vero volto dell'Egitto. 

Ma andiamo per gradi

Da mille e mille anni, nel buio inviolato della cripta scavata sotto l'ardente pietraia della valle
dei Re, dorme il Faraone. Ma, un giorno, colpi sordi di piccone vengono a turbare il silenzio dei secoli: una luce abbagliante illumina la stanza, sfolgorando sull'oro e sugli smalti. Davanti agli occhi stupefatti degli intrusi, i dipinti, le suppellettili, i papiri narrano la grandezza dell'antico Egitto, il mistero di un mondo scomparso.

Cerchiamo di immaginarlo, l'enigmatico sovrano-dio, che gli scopritori hanno tratto dal sarcofago,
vive nella sua reggia di 4000 anni fa, circondato di cortigiani ammantati di porpora e di donne dagli occhi bistrati e oblunghi. Cerchiamo di vederlo mentre passa tra la folla, alto e rigido sul cocchio, con lo sguardo perduto nel vuoto: ha sul capo la mitra bianca e rossa, ornata del serpente ritorto, emblema della sua dignità, e in mano lo scettro ricurvo dei suoi avi. 

Quattromila anni! L'epoca in cui l'Egitto era in pieno fulgore, e bisogna risalire a oltre seimila anni dall'epoca nostra per trovare le origini della sua civiltà. Durante questo periodo, ventisei dinastie di sovrani si avvicendarono sul trono e tutti con quell'impronta regale sul volto, con quello sguardo triste e indifferente di esseri che il rango quasi divino escludeva dagli affetti e dalle passioni degli altri mortali.

Tutti infatti li consideravano, ed essi stessi si ritenevano, discendenti degli dei che per primi avevano regnato sulla valle del Nilo: dal deserto libico fino alla Siria e all'Anatolia, fin dove cioè le armi egiziane avevano esteso l'impero, la loro parola era legge.

Oggi noi ne conosciamo i nomi, grazie soprattutto a un elenco che il sacerdote Manetone compilò trecento anni prima di Cristo: e ne leggiamo la storia e le opere, in quella meravigliosa scrittura geroglifica che il genio di un francese, Giovanni Francesco Champollion (1790-1832) riuscì a decifrare dopo 20 secoli.

Tremila anni fa il Nilo scorreva fra paesi verdissimi, imbrigliato e sfruttato da una rete magnifica di
argini e di canali che regolavano il flusso delle piene periodiche, da cui dipendeva la prosperità del regno: diciassettemila città e villaggi fiorivano fra il Sudan e il Delta. I palazzi e i giardini delle quattro capitali, Thil, Memphis, Tebe, Sais, erano unici al mondo.

Gli imponenti colonnati di Luxor, resti del santuario di Ammone, le muraglie diroccate di Tell-el-Amarna, le cripte della valle dei Re, le Piramidi (le tombe più fastose che gli uomini abbiano mai costruito) sono oggi  testimonianze di quel gran rigoglio di vita, d'arte e di sapienza che fu l'impero dei Faraoni. 

La storia dell'archeologia egiziana ci presenta, nei ricercatori e negli appassionati di cose antiche, una galleria di tipi e caratteri diversissimi. Le esplorazioni di questi uomini portarono alla scoperta di molti oggetti attaverso i quali si è potuto ricostruire una delle più antiche e affascinanti civiltà del passato. 

Al viaggiatore che percorra a dorso di cammello un tratto di deserto a sud del Cairo, appare uno spettacolo imponente di millenaria grandezza: il gruppo delle piramidi con la sfinge di Gizeh. 

Grandi costruttori furono infatti gli antichi Egizi: oltre all'architettura funeraria (piramide, mastaaba), restano i ricordi delle città: Tebe, Menfi, Eliopoli erano metropoli grandiose, dalle larghe strade, dai templi sontuosamente dipinti, con ciclopici colonnati. 

A 300 km. a Sud del Cairo Tellel-Amarna, la città del rivoluzionario Akhenaton, fu per qualche tempo la sede di questo sovrano che ne curò personalmente l'edilizia e la volle splendida come si conveniva alla residenza di un Faraone. Tellel-Amarna è, per l'archeologo appassionato di egittologia, quello che è Pompei per lo studioso dell'arte romana. Resta ancora infatti la struttura della città, delle sue strade, che non furono lastricate per mancanza di tempo, poiché la permanenza di Akhenaton fu breve e, alla morte del sovrano, Tellel-Amarna decadde tanto rapidamente quanto breve fu il tempo del suo splendore.

I palazzi, vasti, con logge, cortili e giardini, testimoniano ricchezza dei loro abitatori. Nessun materiale prezioso venne risparmiato: granito rosso di Assuan, alabastro delle cave di Hatnub. Tutta la città è dedicata al culto di Aton, il sole. Il sovrano stesso cambia il suo nome Amenhotep (Ammone è in pace)
in Akhenaton (Aton è soddisfatto).

L'isola di File, che sorge in mezzo al Nilo, è uno dei luoghi più sacri dell'antico Egitto. Ne restano splendide rovine di templi, quasi tutti edificati dai Tolomei. 

Le tombe dei Faraoni, ricchissime di gioielli e suppellettili funerarie, erano minacciate continuamente dai predoni. I Faraoni tebani della XVIII dinastia scoprirono, oltre i ripidi pendii che fronteggiano Tebe, una grande valle deserta. Qui, dal tempo di Tutmosi 1, per cinque o seimila anni, furono sepolti segretamente i re, per cui la zona si chiamò Valle dei Re . Ai piedi delle erte rocce che la delimitano, c'è il tempio funerario della regina Hatshepsut.

E potremo continuare ancora a lungo. L'elenco è interminabile. Ma prendiamo in esami i nostri "frammenti" per comporre il puzzle. 

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