Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

I Druidi

I druidi, raffigurati vestiti di lino bianco, con falce d'oro in mano e rami di vischio, gran sacerdoti della spiritualità celtica, avevano il potere di guarire, di punire, di prevedere il futuro. 

Il termine "druido"deriva da dru-wed-es (i tre sapienti), che contiene la stessa radice del verbo latino videre e che sottolinea sia il carattere prettamente celtico della parola, sia il suo legame con le lingue del ceppo indoeuropeo.  

Il druido è "il sacerdote investito dell'autorità spirituale, colui che conserva la scienza sacra, ministro della religione e custode della tradizione", (cit: F.Le Roux e C:J: Guyonvarc'h). 

I druidi costituivano quindi la classe sacerdotale di una società suddivisa, come tutte quelle indoeuropee, in tre grandi caste: i druidi sarebbero quindi equiparabili ai bramini indiani e ai flamines romani. Là dove essi si trovavano, godevano di una indiscussa autorità ed erano un ponte d'unione tra le diverse etnie, unite da una stessa cultura, ma sempre in reciproco disaccordo. 

Erano organizzati secondo un ordine gerarchico e, soprattutto in Gallia, obbedivano a una sorta di "druido supremo", anche se era permesso a tutti accedere ai gradi superiori, bastava che si avessero sufficienti conoscenze delle pratiche cultuali. 

Il reclutamento non era ereditario chiunque poteva diventare un druido, a condizione di passare attraverso le scuole istituite appositamente per il clero, e pur servendosi di un alfabeto composto di bastoncini diritti, obliqui o orizzontali per incidere sul legno le formule magiche, essi tramandarono oralmente ogni loro insegnamento.

Prima di accostarsi alle pratiche divinatorie, era necessario sottoporsi a un rituale molto rigoroso, che comprendeva particolari magie. Tra quelle più conosciute, il glam dicinn degli irlandesi, che consisteva in una maledizione vera e propria, da pronunciare in una certa posizione magica, "su un piede, con un occhio, una mano". Il suo effetto, si dice, era folgorante: la vittima era colpita all'istante da prostrazione. 

I druidi erano particolarmente dotati in materia di divinazione. Prima di intraprendere qualcosa di importante, essi si preoccupavano di osservare il volo degli uccelli, le loro grida e ogni possibile segno divino, per interpretarli. 

Il volo del corvo, per esempio, era considerato un mezzo sicuro per predire il risultato di un'azione e la stessa cosa valeva per lo scricciolo. Previsioni sul futuro potevano essere dedotte anche dalla corsa delle lepri, o dalle passeggiate delle oche e delle galline, 

Alcuni druidi si accecavano volontariamente per rafforzare i loro poteri di chiaroveggenza e di divinazione. Si ricorda a tal proposito Mog Ruith, che secondo quanto riferisce una leggenda locale:" rimase cieco da un occhio abbattendo un vitello sulle Alpi, nella grande neve, e perse l'altro fermando il sole per due giorni a Darbre, così bene che, di due giorni, egli ne fece uno". 


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