A quei tempi gli egizi già distinguevano nel cuore due funzioni, una spirituale e una anatomica, essi sapevano che il cuore era la sede della vita, e conoscevano la circolazione sanguigna. In occasione della mummificazione, il cuore riceveva le maggiori cure, perché nell'aldilà doveva testimoniare a favore del defunto e decretarne l'ingresso nell'isola dei beati. Il dio Anubi, infatti, munito di una bilancia lo accoglieva e dal suo peso dipendeva la decisione: il cuore veniva perciò mummificato a parte, chiuso in un vaso canopico, e al suo posto si collocava un amuleto, un grosso scarabeo sul quale veniva incisa un'iscrizione magica, chiamata formula del cuore.
Ma le meraviglie della medicina dell'Antico Egitto si basano principalmente sull'organizzazione del corpo medico, sull'efficacia degli interventi chirurgici, sull'invenzione e sull'adozione di vari strumenti e sui metodi terapeutici in uso. Sono otto i papiri da cui è possibile attingere notizie sulla medicina egizia, ma due sono quelli fondamentali: il papiro Ebers, di 110 colonne, che riporta una grande quantità di ricette, rimedi per moltissime malattie, prescrizioni igieniche e un intero trattato di fisiologia, e il papiro Edwin-Smith, che, oltre a 13 formule di medicina magica, contiene 48 paragrafi dedicati a diversi tipi di ferite e di fratture, ciascuna con le cure del caso, a cominciare dalla testa, come fanno i trattati moderni. purtroppo il papiro si interrompe alle ferite al torace. Tali papiri risalgono al 1900 a.C, circa.
Bisogna ricordare, poi, che la medicina era un'attività segreta: il titolo del papiro di Ebers è infatti Inizio del Libro Segreto del medico. Molte ricette venivano descritte con nomi immaginari quali " piuma della testa del dio Thot " con un linguaggio figurato che, specialmente nel caso delle piante utilizzate in erboristeria, conserva ancora oggi nomi singolari, quali 'dente di leone', " coda di cavallo", " morso del diavolo ", e così via. Lo scopo era quello di circondare di una grande riservatezza il mestiere del medico serio, diremmo del professionista scientificamente preparato, per distinguerlo dai ciarlatani, che pure esistevano, e da chi era autorizzato a praticare una sorta di medicina religiosa.
L'organizzazione sanitaria dell'Antico Egitto, ammetteva tre categorie di medici: i wabu , i medici stregoni e i sinu.
I sinu erano in grado di accertare la fertilità di una donna, la sua eventuale gravidanza e, pare, di accertare perfino il sesso del nascituro. Per le affezioni bronchiali o respiratorie veniva consigliata l'inalazione di sostanze balsamiche; al lattante nervoso venivano somministrati semi di papavero. Un rimedio contro le varie infezioni esterne pare incredibile: era ottenuto dai germi di granaglie e di altre pianticelle messe a macerare nell'acqua; sono della stessa natura dei funghi dai quali sono estratti i nostri antibiotici. La serietà professionale dei medici sinu era proverbiale. Se la malattia era curabile, essi usavano la formula " io posso curare il tuo male "; se la prognosi era riservata, dicevano " io posso combattere contro il tuo male"; nei casi disperati ammettevano " io non posso nulla contro questo male". A questo punto, probabilmente, veniva chiamato il medico stregone, nell' ultimo tentativo di strappare alla morte il malcapitato con gli esorcismi.