Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Il conte Dracula

Dovendo parlare del Conte Dracula, bisogna porci una domanda: Dracula è veramente esistito?

Quando lo scrittore irlandese Bram Stoker scrisse “Dracula il Vampiro”, si ispirò ad un personaggio realmente esistito.

Se qualche dubbio si può avere riguardo a Dracula quindi, riguarda semmai il vero ispiratore di Stoker.

Alcuni affermano che Dracula si chiamasse in realtà Bela Bathory, nato nel 1415 a Torda, in Transilvania.

Egli era morto povero, ma era dotato di una grande intelligenza.

Dopo essere divenuto medico, Bela cominciò a fare numerose ricerche per ottenere l’eterna giovinezza poiché aveva scoperto che i tessuti dei Vampiri non invecchiano mai.

Il nome di Vampiri è stato dato ad una specie di pipistrelli cui si attribuì il costume di aggredire durante il sonno uomini ed animali per succhiare il sangue.

Bela, che lavorava prevalentemente di notte nei sotterranei del suo castello, dedicò la sua vita alla scoperta di un siero della giovinezza.

Dal momento che il suo castello sorgeva di fronte ad una collina chiamata “La collina del Diavolo” e in rumeno diavolo si dice “Drakui” o “Drakului” la dimora di Bela venne definita “Il castello di Dracula”.

Ma un’altra tesi su chi fosse in realtà Dracula, e forse la più probabile, riguarda un certo principe di nome Vlad Tepes Drakul, figlio di Vlad II Drakul, principe di Valacchia.

Vlad, negli anni del suo governo, si distinse particolarmente per il suo valore di guerriero nelle battaglie contro i turchi e per la sua spietata crudeltà.

Alla sua morte, come avviene spesso per regnanti estremamente malvagi, si crearono intorno alla sua figura leggende di terrore e di morte (non di vampiro però) e queste leggende, convalidate da cronache dell’epoca e racchiuse in ventotto manoscritti di cui diciannove in lingua slava del 1486 e nove in lingua tedesca del 1462 (ne esistono altri ma ci sono dei dubbi sul fatto che siano attendibili) hanno dato a Vlad Drakul quell’alone di soprannaturale sopravvissuto fino ad oggi.

Vi cito alcuni brani tratti dai manoscritti in lingua tedesca:

1)Emanò una legge per cui tutti i ladri dovevano essere puniti con la morte. Questa legge era applicata alla lettera e contribuì a far calare in modo impressionante i furti a danno di chiunque.

2) Invitò in una casa della sua tenuta tutti i mendicanti di Targoviste e offrì loro un pranzo principesco. Al termine domandò se fossero stati felici. La risposta naturalmente fu affermativa e, affinché non dovessero tornare all’infelicità, fece dar fuoco alla casa bruciandoli vivi.

3) Riunì i malati e gli storpi in un palazzo, gli diede fuoco e li lasciò bruciare vivi per far si che il suo popolo fosse sano.

4) Volle costruire una foresta di 20.000 turchi impalati.

5) Essendo l’impalatura una delle sue torture preferite, un giorno conversando con un monaco domandò cosa ne pensasse della punizione che riservava a coloro che mancavano verso di lui o verso la società. Il monaco definì la tortura dell’impalamento atroce ed inumana, aggiungendo che le sue vittime erano martiri agli occhi di Dio. Vlad volle che anch’egli fosse un martire.

6) Una volta che degli ambasciatori turchi si presentarono al suo cospetto senza togliersi il fez come da loro usanza, Vlad glieli fece inchiodare sulla testa.

Possiamo quindi dire che portò le torture quasi a raffinatezze artistiche.

Fra le tante mostruosità preferiva il supplizio del palo, da cui l’appellativo di Tepes “impalatore”. Ed è col paletto appuntito che si uccidono i vampiri e forse in questa predilezione per i pali sta una delle ragioni che associarono Dracula alla tradizione vampiresca.

Si dice anche che il mito vampiresco crebbe intorno a lui a causa dei pipistrelli che infestavano la zona dove abitava. La tradizione rumena parla di pipistrelli, probabilmente idrofobi, che volavano dal castello, attaccando e mordendo chiunque si avvicinasse.

E’ stato facile quindi per la fantasia popolare associare un così malefico signore alle caratteristiche dei ripugnanti volatili a forma di topo che ne costituivano la corte minacciosa in agguato sui torrioni del maniero.


Articoli correlati: