Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

La Stele del re serpente Djet.

In questo monumento, che dimostra come gli scultori egiziani avessero già raggiunto una straordinaria tecnica capace di tradurre sulla pietra una grande maturità artistica, sono contenute anche precise ed importanti notizie storiche: l’inizio della monarchia, l’apparizione della scrittura geroglifica e la nascita di un’architettura monumentale. La stele è datata all’epoca tinitica, cosiddetta dal nome della capitale (This o Thinis). È anche l’epoca in cui si giunge all’unificazione dell’Egitto sotto un unico sovrano: gli egizi attribuivano a questo evento l’inizio della loro storia. La stele del re Djet, proveniente dalla necropoli reale di Abydo, era posta all’entrata della tomba regale. La parte superiore della pietra, leggermente bombata, è scanalata, in modo da far risaltare il motivo a rilievo. Il sovrano non appare sotto sembianze umane, ma è rappresentato in forma simbolica e pittografica nel suo duplice ruolo: "istituzionale" (re regnante sull’Egitto) e "teologico" (dio vivente, pastore del suo popolo). Un falco, che non è altro che il dio Horus (e cioè il faraone), sta su di una raffigurazione schematica del palazzo reale, visto di facciata (serekh), all’interno del quale un geroglifico che rappresenta un serpente indica il nome del sovrano.

 

 

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