Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Alessandria

Alessandria, situata all’estremità occidentale del Delta, fu costruita da Alessandro Magno nel 338 a.C., poco dopo aver strappato l’Egitto all’impero persiano. La sua posizione e le sue caratteristiche naturali fecero della nuova fondazione un luogo ideale per lo sviluppo di un grande porto commerciale.

Alessandro voleva in effetti che questa città divenisse il bazar del mondo, un legame tra Europa, Arabia e India. Costruita a scacchiera secondo le teorie dell’architetto Deinocrate di Rodi, la città venne configurandosi per opera dell’architetto Cleomene di Naucrati e assunse il suo aspetto definitivo intorno al 250 a.C. Racchiusa tra potenti fortificazioni a forma di quadrilatero irregolare, si estendeva lungo il litorale per cinque chilometri e per un chilometro e mezzo di profondità.

Era costituita dal vecchio agglomerato indigeno (Rakedet) abitato da egiziani, dalla Neapolis (la città greca) e da un popoloso quartiere ebraico. L’impianto era un reticolato regolare di vie che si intersecavano sull’asse maggiore longitudinale. A meno di due chilometri dalla costa sorgeva l’isola rocciosa di Faro, unita alla terraferma con una gettata (l’Eptastadion) che formava due porti. Nel centro di Neapolis vi erano il Soma o Sema, la necropoli in cui fu sepolta anche la salma di Alessandro Magno portata da Babilonia, i palazzi reali e il Museo, una sorta di collegio di eruditi di cui faceva parte la famosa Biblioteca.


La biblioteca

Ad Alessandria d’Egitto, sorse per iniziativa di Tolomeo II Filadelfo, regnante dal 282 al 246 a.C., un grandioso complesso dotato di due biblioteche, ricche di 700.000 volumi e presto famose in tutta l’antichità, di un osservatorio astronomico, di un orto botanico, di un giardino zoologico e di varie collezioni d’arte. Prese il nome di Museo, cioè casa delle Muse, le dee greche protettrici di tutte le attività intellettuali e artistiche dell’uomo.

Il Museo era un vero e proprio centro di ricerca, simile a un’università dei nostri giorni, dove gli scienziati provenienti da tutti i paesi d’Oriente potevano, in piena serenità, dedicarsi liberamente allo studio, alle ricerche personali e alla produzione letteraria e scientifica. Vivevano mantenuti a spese del tesoro reale, senza altro compito che quello di dedicarsi al loro lavoro. Tra gli altri, furono ospiti del Museo i poeti Teocrito di Siracusa (300-240 a.C.), autore degli Idilli, Callimaco di Cirene (310-240 a.C.), che ne fu anche il bibliotecario, autore di elegie, epigrammi, e del poema La chioma di Berenice e Apollonio Rodio (295-215 a.C.), che scrisse il poema epico Argonautiche. Per tre secoli il Museo, la Biblioteca e i loro studiosi fecero di Alessandria la capitale intellettuale del mondo greco.

La biblioteca venne parzialmente o interamente distrutta più volte: nel 47 a.C., durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo, un incendio divorò il porto cittadino e si estese anche ad alcuni depositi della biblioteca, distruggendo circa 40.000 volumi. Secondo la leggenda, la biblioteca subì altri tre incendi che la devastarono definitivamente: nel 272 d.C. per ordine dell'imperatore Aureliano, nel 391 dall'imperatore Teodosio e nel 640 dai musulmani guidati dal califfo Omar I.

Tra il 1988 e il 2002 sul sito dell'antica biblioteca è stata eretta, grazie all'azione congiunta dell'UNESCO e del governo egiziano, la nuova Bibliotheca Alexandrina. L'avveniristico edificio, che ha la forma di un lungo cilindro tagliato obliquamente, si sviluppa su undici piani e copre un'area di circa 80.000 m². In grado di ospitare fino a 8.000.000 di volumi, la nuova biblioteca di Alessandria d'Egitto include sale di lettura, un istituto per il restauro di libri antichi, una biblioteca per l'infanzia, una scuola d'informatica, sale per riunioni e congressi. Sulle mura esterne di granito sono incisi i caratteri che rappresentano tutti gli alfabeti del mondo.

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