(dettaglio del soffitto della sala del sarcofago della tomba di Sethi I, con raffigurazione simbolica del cielo)
Secondo alcuni studiosi, nonostante la vicinanza geografica e i frequenti contatti con le civiltà mesopotamiche, le conoscenze atronomiche degli antichi Egiziani non eguagliarono mai quelle dei Babilonesi. Sembra che gli egiziani fossero interessati a questa scienza sopratutto per il calendario e la misurazione delle ore. Tuttavia, le loro nozioni astronomiche erano tutt'altro che trascurabili. Gli egiziani ci hanno lasciato carte del cielo, incise o dipinte sui coperchi dei sarcofaghi oppure sui soffitti delle tombe o dei templi, tavole dedicate al succedersi delle costellazioni notturne (i cosiddetti Decani) e alcuni trattati astronomici su papiro, che risalgono prevalentemente all'ultimo periodo della loro civiltà. Essi inoltre individuarono cinque pianeti, da loro chiamati " gli astri che non conoscono riposo": il pianeta Marte, ad esempio, era chiamato "l'Horo rosso". Purtroppo, le tavole astronomiche con le costellazioni non sono per gli studiosi facili da interpretare, in quanto gli egiziani raggrupparono le stelle in modo diverso da quello dei Babilonesi (che è anche il nostro). Riconosciamo l'Orsa Maggiore, chiamata dagli egiziani la "Gamba del bue", il Cigno ("L'uomo con le braccia distese"), Orione, Cassiopea e altri gruppi stellari. Grande importanza veniva assegnata alla stella Sopdu (Sothis o Sirio), in quanto aveva un ruolo di primo piano nei calcoli cronologici. Le scene di fondazione di edifici raffigurate sui muri dei templi ci mostrano chiaramente che ogni costruzione religiosa aveva inizio con un riferimento astrale, che doveva determinare l'esatto orientamento del santuario da costruire.