Quando Giasone ebbe compiuto i vent'anni, il buon Chirone, suo educatore, lo avverti che era giunto per lui momento di entrare nel mondo e conquistarvi il suo posto. Doveva dunque tornare a Iolco e conquistare il regno del padre.
Giasone si mise in viaggio, armato solo della sua gioventù e del suo coraggio. A un certo punto dovette attraversare un
torrente dalle acque impetuose; c'era una vecchierella tutta sgomenta perché non sapeva come passare, e il giovane le
offrì il suo aiuto. Se la prese sulle spalle ed entrò audacemente nell'acqua.
Il passaggio non fu facile perché la corrente minacciava di trascinarli via a ogni momento; ma Giasone era forte e riuscì ad arrivare presto sulla riva opposta senza altro danno che la perdita di un sandalo. Mise allora a terra la vecchia che all'improvviso si illuminò e gli apparve come una giovane donna dal volto bello e severo: era la stessa regina degli dei, la quale, ringraziandolo, gli promise la sua protezione e gli suggerì quello che doveva fare per ottenere il regno paterno; poi scomparve.
Giasone proseguì il suo viaggio e, giunto Iolco, su consiglio di Era, si presentò a Pelia, il quale appena lo vide, si sentì profondamente turbato. Pochi giorni prima, infatti, un oracolo lo aveva avvertito di guardarsi da un uomo che fosse giunto a lui con un sandalo solo; e Giasone aveva appunto un solo sandalo avendo perduto l'altro nel torrente.
Ma Pelia non era un uomo da restare a lungo indeciso sul da farsi si avvicinò a Giasone e gli chiese: "Straniero, che cosa faresti se fossi un re e ti sentissi minacciato da uno dei tuoi sudditi?". Sempre seguendo i consigli che gli aveva dato Era, Giasone rispose pronto: "Gli ordinerei di lasciare i miei stati e di andare in Colchide a conquistare il vello d'oro nel bosco di Ares". " Sia dunque così- concluse Pelia - va in Colchide e conquistami il vello".
Giasone sapeva che nella città di Orcomeno, in Beozia, era tornato da tempo un figlio di Frisso. Si chiamava Argo e aveva accumulato notevoli ricchezze. Non avendo i mezzi per armare una nave, Senza la quale non avrebbe potuto intraprendere il viaggio, pensò dunque di rivolgersi a lui e metterlo a parte dell'impresa.
Argo accettò senz'altro la proposta di Giasone e, venuto a Iolco, fece iniziare in quel porto la costruzione di una grande nave. Athena stessa diresse i lavori, e volle che la prua della nave terminasse con uno sperone formato da un grosso ramo tolto a una quercia sacra che nella città di Dodona, in Epiro, prediceva il futuro col suo stormio.
In breve l'opera fu condotta a termine: la nave aveva cinquanta remi e una grande vela quadrata; per riconoscenza le fu dato il nome di colui che l'aveva fatta costruire: "Argo". I cinquanta remi furono affidati a cinquanta dei più illustri eroi dell'epoca che avevano voluto partecipare all'impresa, c'erano tra gli altri Eracle, che, sebbene in schiavitù presso la regina Onfale, aveva avuto il permesso di unirsi a Giasone; Teseo, Orfeo, Meleagro, Castore e Polluce.
Il comando fu dato a Giasone e, un giorno, la nave Argo lasciò il porto di Iolco, spinta dai cinquanta eroi. Dalla spiaggia il centauro Chirone salutava commosso i partenti stringendo tra le braccia un fanciullino che gli era stato affidato da pochi giorni: Achille.
Continua...Il viaggio di Argo