Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Galleria dei papiri

  




La musica e la danza



La dea Hathor era la dea della musica, della danza, della poesia e dell'amore.
Hathor significa "tempio di Horo" cioè colei che racchiude in se  Horo, il protettore del faraone.
La dea era venerata in tutto l'Egitto ma soprattutto a Dendera dove tuttora è visibile un tempio a lei dedicato.
Lo strumento musicale  associato alla dea Hathor  è il SISTRO.


La musica accompagnava feste, banchetti e cerimonie religiose.
Aveva un ruolo importante nei rituali del tempio, eseguita da sacerdoti-cantori o da donne musiciste, spesso appartenenti a famiglie nobili ed erano presenti anche danzatori e danzatrici addetti al culto.
Inoltre troviamo la musica anche nella vita di tutti i giorni: per la mietitura, trebbiatura e pigiatura dell'uva, durante i funerali o le feste.
Un'intensa attività musicale si svolgeva alla corte del faraone, dove cantanti e strumentisti avevano una posizione di prestigio.
La musica sacra era suonata dai sacerdoti stessi i quali si opposero sempre ad ogni tentativo di modificare riti o canti ad essa associati.
Della musica egiziana antica non esiste una notazione scritta, per cui gli studiosi non sono riusciti ad individuare quale potesse essere il modo di suonare adottato dai suonatori.
L'unica cosa certa è che durante le cerimonie, vista la prevalenza di strumenti a percussione (tamburi, crotali, sistri) la musica doveva essere fortemente ritmata e chiassosa, mentre nelle feste private doveva essere molto più dolce e lenta, con uso prevalente di arpa, liuto e flauto.
Gli strumenti

CROTALI:
Strumenti a percussione in legno o avorio. Molti esemplari rimasti sono intagliati a forma di mani e decorati con teste umane o animali.



SISTRI:
I sistri sono sonagli muniti di dischi di metallo infilati su una o più bacchette. Il suono viene prodotto attraverso lo squotimento dello strumento. Con il sistro viene sovente raffigurata Hathor, dea della musica, della danza e dell´amore. In antico egiziano il sistro si traduce con il termine ´seshesh´ e con tutta probabilità si tratta di una onomatopea. Il suono del sistro aveva il potere di scacciare il male e le forze negative.

TAMBURI:
Sono a noi pervenuti tamburi di varia foggia. Alcuni hanno forma cilindrica con due membrane tese con una rete di corda mentre altri, hanno la forma di un barile. Questi tamburi si suonavano appendendoli al collo dell' esecutore con una cinghia.

TAMBURELLI:
Il tamburello poteva essere di due tipi: a cornice circolare e a cornice rettangolare con i lati concavi. Entrambi erano usati insieme al liuto, all' arpa e alla lira per dare sostegno alla danza.
TROMBE:
Sono da citare le due trombe militari rinvenute nell'anticamera della tomba di Tutankhamen in argento e in rame. Le campane di legno sono stuccate e dipinte con cartigli del Re. I due strumenti furono suonati in varie occasioni in epoca moderna ed esiste una registrazione del 1939 effettuata dalla BBC. Per gli appassionati è disponibile un programma di libero dominio realizzato da Hans van den Berg - Utrecht University - Netherlands, che permette di ascoltare tale registrazione e di avere ulteriori notizie. Le trombe erano sacre al culto di Osiride.



FLAUTI:
Strumenti a fiato di grande varietà nelle forme, nelle dimensioni e nel materiale. Gli intervalli da foro a foro corrispondono approssimativamente a toni e semitoni. Erano consacrati al culto di Amon.
LIUTI:
Strumenti a pizzico dotati di una cassa di risonanza sulla quale sono tese le corde. Nell'iconografia egizia troviamo liuti di varie forme; addirittura in alcuni di essi riconosciamo la tipica forma a ¨otto¨ della chitarra.
LIRE:
Strumento a corda con un telaio quadrangolare comprendente una cassa armonica, due braccia e una traversa. Le corde sono tese di fronte alla cassa e scorrono, passando su un ponticello, fino alla traversa. Nell' antico Egitto era uno strumento popolare.



ARPE:
Strumenti fra i principali in Egitto, erano spesso artisticamente adornate. Dalla testimonianza di Giuseppe Flavio, storico e generale ebreo sappiamo che l'arpa egiziana era enarmonica, cioè basata approssimativamente sulla scala LA-FA-MI-DO-SI, con tante ripetizioni nelle ottave più alte e più basse, quante ne permetteva il numero delle corde.
ORGANI:
Nel terzo secolo a.c. l'egiziano Ctesibio di Alessandria inventò l'hydraulos, o organo idraulico, funzionante ad aria, ma sulla base del principio idraulico dei vasi comunicanti.


Musicisti

Danzatori



Fonti letterarie




Gli autori classici ci hanno tramandato molte notizie più o meno leggendarie.
Plutarco sosteneva che il Dio Thoth avesse inventato la musica ed inoltre che Osiride in persona la usasse nella sua missione di civilizzazione del mondo.
Platone lodava la perfezione del modello musicale egiziano mentre si ritiene che Pitagora avesse costruito le sue teorie musicali proprio sul suolo egiziano.
Dio Cassius stabilì che la musica egizia dovesse essere direttamente collegata con l´astronomia.
Plutarco narrò che gli abitanti di Busiris e Lycopolis evitavano la tromba, perchè il suo suono aspro e stridente richiamava il dio Seth.
Diodoro Siculo attribuì la scoperta della lira al dio Thoth, mentre Erodoto menzionò l'aulos e descrisse la musica che accompagnava le cerimonie annuali della città di Bubastis.
Non è certa del tutto l´influenza che la musica egizia ebbe sul mondo classico dei Greci e dei Romani anche se essi, affascinati dalla plurimillenaria storia di questa straordinaria civiltà, si dichiararono debitori in molti campi del sapere, includendo la musica.
La stessa letteratura egizia è ricca di riferimenti musicali: in una delle storie leggendarie di magia sul faraone Cheope per esempio, appare un gruppo di dee travestite da musiciste itineranti; la sofferenza di Wenamun è alleviata soltanto dalla presenza di una cantante egiziana incontrata a Byblos.
Ecco un esempio testuale del Nuovo Regno che è un inno ad Amon impiegato per la liturgia:

Io canto a te, ebbro della tua bellezza
con le mani sull´arpa del cantore.
Io insegno ai fanciulli dei cantori
a celebrare la bellezza del tuo volto.


Quello che segue è un frammento di un canto funebre chiamato "Lamentazioni di Iside e Nephthys" di epoca tolemaica:

O bel suonatore di sistro, torna a casa tua, affinchè possa vederti.
O bel giovinetto, torna a casa tua: è tanto tempo che io non ti ho visto.
Il mio cuore è in affanno per te, i miei occhi ti cercano . . .


Sono rimasti numerosi testi di canzoni, alcune d´amore, altre che riguardano il lavoro nei campi ed altre ancora pensate per essere cantate negli spettacoli durante i banchetti.
Al di sopra di molte scene musicali, sono spesso incisi i nomi degli strumenti e le parole dei canti, ma finora non è stata trovata nessuna traccia di notazione.




La funzione della musica




Dalle fonti a noi note, possiamo dedurre che la musica accompagnava feste e banchetti, nonchè cerimonie religiose.
La musica aveva un ruolo importante nei rituali del tempio, ove era eseguita da sacerdoti-cantori o, nel Nuovo Regno, da donne musiciste, spesso appartenenti a famiglie nobili.
Nel tempio erano presenti anche danzatori e danzatrici addetti al culto, molto spesso di provenienza straniera.
Durante i funerali erano eseguiti dei lamenti funebri con danzatori e suonatori.
Al di fuori dell´ambito strettamente rituale sono rimasti canti di lavoro (Per la mietitura, per la trebbiatura, per la pigiatura dell´uva), canti d´amore e esecuzioni musicali, sia vocali che strumentali, durante le feste.
Un´intensa attività musicale era svolta alla corte del faraone, dove cantanti e strumentisti avevano una posizione di prestigio.
Sono arrivati a noi i nomi di diversi musicisti: cantori, strumentisti, direttori dei cantori del faraone.
Ad esempio, la cantante Iti, epoca V dinastia, è raffigurata con l´arpista Hekenu in un rilievo della necropoli a Saqqãra.
Sulle sculture e sulle pitture murali la musica è, per lo più, collegata con quelle scene in cui gli artisti rievocavano la vita dei grandi personaggi per mostrare e sottolineare le gioie dell´aldilà.
Fin dalle più lontane dinastie gli Egiziani coltivarono la musica collegando gli strumenti alle loro divinità e alle manifestazioni religiose.
La musica sacra era regolata dai sacerdoti, i quali si opposero sempre a ogni tentativo di modificare i riti e i canti ad essa relativi.
Questi erano di loro esclusiva pertinenza; solo dal sedicesimo secolo a.C. alle donne, purchè di famiglia sacerdotale, fu permessa la pratica di questi cerimoniali.
All´inizio del terzo millennio a.C., la musica egiziana aveva già avuto un notevole sviluppo.
A seguito delle varie campagne militari susseguitesi nel tempo, la cultura musicale egizia subì progressivamente delle contaminazioni da parte dei popoli sottomessi.
In realtà, della musica egiziana conosciamo ben poco, perchè probabilmente non esisteva una notazione in quanto, come in altre civiltà antiche, la musica era di tradizione orale.
Si è cercato di fare delle ipotesi sui sistemi musicali egiziani dal momento che non abbiamo alcun frammento di notazione scritta.
Sachs, così come aveva ipotizzato per gli arpisti mesopotamici, studiò la posizione delle dita sulle corde delle arpe egiziane e ne dedusse un´accordatura pentafonica.
Tale interpretazione rimane dubbia, come anche le ipotesi sull´esistenza di una notazione musicale, dell´armonia e della polifonia.
Eppure la musica era presente in tutte le manifestazioni civili e religiose, nelle battute di caccia, nelle feste e nei banchetti.
Nelle grandi cerimonie, vista la prevalenza di strumenti a percussione, o comunque rumorosi quali tamburi, crotali, sistri, la musica doveva essere fortemente ritmata e chiassosa.
La musica in privato, doveva invece essere molto dolce per le caratteristiche degli strumenti utilizzati: l´arpa, il liuto, il flauto.
Sembra che fosse la voce ad accompagnare gli strumenti e che particolarmente apprezzate fossero le cantatrici siriane.
L´orchestra era molto semplice ed era composta da due arpe e due flauti.




Musica e magia






La civiltà egiziana fu, nel corso della sua millenaria storia, indissolubilmente legata alla magia, come credenza nel potere delle parole magiche, negli incantesimi, negli oggetti e nella rappresentazione di cerimonie accompagnate dalla recitazione intonata di formule.
Nonostante non siano presenti tracce di una notazione musicale, in molti testi geroglifici anche antichissimi, gli studiosi hanno riconosciuto senza ombra di dubbio caratteristiche tali da rivelare la presenza di canti e musiche ad essi connessi.
Uno dei documenti più antichi e di maggior interesse è un inno al Nilo, che corrisponde ad un incantesimo per ottenere la pioggia.
Questo incantesimo era di competenza del faraone il quale, attraverso l´intonazione di questo inno, assicurava al paese l´acqua agognata.
Nell´ultima strofa si trova una serie di invocazioni ritmicamente disposte che testimoniano sia un´idea musicale sia il carattere magico.
Altro documento antichissimo è l´insieme delle iscrizioni incise nella piramide del re Unis della V dinastia.
Nella camera mortuaria del re si trovano intere pareti di geroglifici di tre specie quanto al contenuto: testi relativi al rituale dei defunti, preghiere, formule per guarire o preservare dal morso degli scorpioni e dei serpenti.
Tutti si riallacciano a delle operazioni magiche nelle quali certi risultati dovevano essere ottenuti con l´aiuto della voce modulata e del ritmo.
In alcuni di questi testi il ritmo in essi presente li rende quasi vivi e pulsanti.
Secondo la testimonianza di Maspero, alcuni di essi sono "costruiti": si compongono in certe parti di versetti nei quali ciascun membro della frase comprende una invocazione, una formula destinata a sostituire un´azione reale, un supplemento di codesta formula.
A più riprese si trovano delle ripetizioni che equivalgono talvolta a motivo della loro ampiezza ad un´ antistrofe che riproduce una strofa, talvolta invece un semplice ritornello che chiude molti sviluppi del componimento.
In alcune parti di testo è scritto di ripetere una determinata formula quattro volte (Il re Unis regna sui quattro angoli dell´orizzonte di conseguenza la formula deve essere ripetuta quattro volte come se si trattasse di quattro differenti persone); è un particolare importante in quanto anche in musica la ripetizione gioca un ruolo fondamentale.
Nella piramide di Unis la parola incantesimo è espressamente nominata ma mentre per noi incantesimo designa un qualsiasi atto magico, nella lingua egizia la stessa parola vuole anche dire "cose cantate".
Infine l´ iscrizione che riguarda le formula magiche per proteggere il defunto dal morso dei serpenti, portano il marchio evidente di un canto primitivo.
In quelle formule balza agli occhi evidentissimo tutto quanto può risvegliare l´idea musicale: ritmo, simmetria, opposizione, equilibrio dei membri della frase, allitterazioni, cozzi e "clicchettii" di sillabe.
Maspero traducendo una parte di testo afferma: "Tutte queste formule sembrano destinate al canto: forse altro non furono in origine che canti di incantatori di serpenti".
Una diversa testimonianza dello stretto rapporto tra musica e magia nell´antico Egitto ci viene offerta dall´interpretazione della morfologia di alcuni strumenti musicali rinvenuti.
È nota la celebre arpa trovata nella tomba di Ramsete III a Tebe che reca sulla cassa una testa di sfinge; Per gli antichi egiziani tutti gli arredi del culto erano non solo consacrati come nella liturgia moderna, ma anche divinizzati.
Essi avevano un´ anima e una personalità, talora ci si rivolgeva ad essi come ad esseri viventi.
La testa umana, scolpita sulla cassa di un´arpa è immagine dello strumento-dio, il segno della sua funzione religiosa che discende dal potere magico onde è animato.
Le figure di esseri viventi rappresentate sopra strumenti musicali divennero a poco a poco, ma abbastanza tardi, semplici motivi di pura decorazione.






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La tavolozza di Narmer


Museo Egizio, Il Cairo
 
Si tratta di una tavoletta di scisto che riproduce, in dimensioni maggiori, quelle che si usavano per ridurre in polvere (battendovi con un pestello) i minerali adatti a produrre il belletto per gli occhi. Si assegnava così a un oggetto di uso pratico una funzione simbolica. Sulla tavoletta si trovano concentrate tutte le convenzioni di raffigurazione bidimensionale e i temi che caratterizzeranno, celebrandola, la figura del sovrano e le sue funzioni di garante dello stato nelle età successive.


Su di un lato, difatti , il re che si denomina HORO-NARMER domina il campo nell'atto di abbattere un nemico che afferra per i capelli. In questa scena il re indossa la corona emblematica dell'Alto Egitto, mentre sull'altro lato della tavoletta, il lato con la cavità per l'uso, egli nel registro superiore ispeziona i cadaveri dei nemici abbattuti, indossando la corona del Basso Egitto. Questo documento è stato considerato celebrativo di un evento fondamentale, che potrebbe essere l'unificazione dello stato.
 

Cenni geografici

Situato sull’estremo lembo nord-orientale del continente africano, l’Egitto (Misr in arabo) si estende per oltre 1 milione di chilometri quadrati, compresi fra il mar Mediterraneo a nord, la Libia a ovest, il Sudan a sud e il Mar Rosso a est, con la penisola del Sinai che già appartiene geograficamente al continente asiatico. Il territorio egiziano è costituito prevalentemente dai deserti libico e arabico, che si estendono rispettivamente a occidente e a oriente della valle del Nilo, il grande fiume che rappresenta la principale fonte di sussistenza del Paese. 
La Valle del Nilo 
Il Nilo scorre per 1500 km da sud a nord, dividendo il Paese in due aree geograficamente distinte e costituendo la fonte principale per io sviluppo del Paese. Lungo la sua valle si aprono i territori fertili che creano una striscia di terra verde, larga tra i 10 e i 20 km, tra Assuan e IL Cairo. Ramificazioni di origine eolica si spingono fino alle depressioni del deserto Libico, dove sorgono le oasi più fiorenti. Sviluppatasi fin dall’antichità, grazie alle inondazioni del fiume che fino alla costruzione delle moderne opere idrauliche avvenivano annualmente, oggi Ia valle del Nilo rappresenta l’unica area coltivabile del Paese: il 3,5% dell’intero territorio, in cui si concentra circa il 98% della popolazione. Con la costruzione delle dighe di Assuan, negli anni a cavallo fra il XIX e il XX secolo, il flusso delle acque è stato regolato, permettendo così una costante irrigazione di tutta l’area fertile e la conseguente estensione dei territori coltivabili. Il Delta del Nilo, che si apre a nord del Cairo, è costituito da due ramificazioni principali, le quali portano l’acqua nella valle creando un’area coltivabile di circa 23 .000 kmq. Oltre a essere fonte di sostentamento alimentare, con le sue piene che hanno permesso lo sviluppo del Paese, il Nilo ha rappresentato anche una fonte preziosa di materie prime per l’edilizia: è nei suoi fondali che gli antichi Egizi prelevavano il fango argilloso e la sabbia calcarea da utilizzare nella costruzione degli edifici che ancora oggi simboleggiano l’Egitto in tutto il mondo. Il deserto , che copre la maggior parte del territorio egiziano, si distingue in deserto Libico (a occidente della valle del Nilo) e deserto Arabico (a oriente). 
IL deserto Libico è un altopiano calcareo completamente arido e privo di vegetazione; vi si trovano colline isolate di piccole dimensioni a testimoniare la potenza dell’erosione del vento del deserto: il fenomeno delle tempeste di sabbia (soprattutto nella parte meridionale) e particolarmente violento nel periodo fra marzo e giugno, quando il vento proveniente da sud (khamsin) solleva muri di sabbia bloccando l’intera vita delle oasi, fino a pericolo passato. Nella parte settentrionale del deserto si trova Ia depressione di El-Qattara, la più vasta e la più profonda (137 m sotto il livello del mare), caratterizzata da scarsa vegetazione con rari pozzi di acqua salmastra. Per trovare vere e proprie oasi ci si deve spostare nella zona centrale, dove le depressioni, pur di non considerevole livello, costituiscono ampie aree coltivabili, su un terreno argilloso ricco di minerali. Completamente differente è il deserto Arabico, costituito prevalentemente dalla catena montuosa che si estende lungo la Costa del Mar Rosso. Le alture, molte delle quali superano i 2000 metri, sono formate da strati di arenaria nubiana e calcarea, mentre le vette sono di origine vulcanica. La vegetazione è concentrata nelle valli e nelle gole protette dove sgorgano le rare sorgenti d’acqua, che fungono da oasi per I beduini nomadi che popolano la zona. Simile al deserto Arabico è la penisola del Sinai, con un vasto altopiano di arenaria e roccia calcarea nella parte settentrionale e un massiccio montuoso nella parte meridionale, che comprende anche la vetta più alta dell’Egitto: il Gebel Katherina, 2641 metri.Le coste I 900 km di coste che si affacciano sul Mediterraneo rappresentano, pin che una meta turistica per gli amanti del mare, lo sbocco fondamentale per i commerci del Paese, con il porto di Alessandria che smaltisce l’80% dei traffici internazionali. Le placide spiagge di sabbia, dal carattere tipico mediterraneo, sono lunghe e raramente interrotte da promontori di rilievo. La costa mediterranea del Sinai è un susseguirsi di dune sabbiose fra le quali emergono lagune saline. La costa del Mar Rosso, sia quella continentale che quella della penisola del Sinai, è formata da promontori fra i quali si aprono profonde insenature. Il deserto si affaccia su un mare cristallino, spesso immediatamente profondo, ricchissimo di flora e fauna marine, fra cui estese barriere coralline che costituiscono una delle principali attrazioni. Di fronte alle coste, sparsi in questo mare tropicale chiuso, emergono numerosi isolotti e secche che ne fanno un ambiente unico e suggestivo.

La mummificazione


Con il termine di mummificazione si intende il procedimento con cui venivano conservati i corpi ( oggi il termine mummificazione è molto più utilizzato di imbalsamazione ). All'inizio questo procedimento veniva utilizzato soltanto per il sovrano ed i suoi familiari ma più avanti nel tempo questa pratica venne gradualmente diffusa anche nei vari strati sociali.

La tecnica di imbalsamazione era molto complessa ed i sacerdoti dovevano avere conoscenze di anatomia per astrarre estrarre gli organi senza danneggiarli.

Con un ferro lungo ed incurvato alla punta estraevano il cervello dal naso, per non tagliare il cranio e poi applicavano un taglio netto lungo tutto il busto per estrarre gli altri organi. Dopo l'estrazione degli organi il corpo veniva immerso in acqua salata x circa quaranta giorni per mummificarlo. L'interno del corpo veniva riempito di oli profumati e di spezie per poi essere avvolto nelle bende, che fungevano da isolante per l'aria.

Tra i vari strati del bendaggio i sacerdoti inserivano degli amuleti. Alcuni, a forma di scarabeo, di occhio o di colonne, erano veri e propri gioielli, destinati a proteggere il defunto dai pericoli che lo avrebbero potuto insidiare nell'altro mondo. Uno scarabeo si poneva al posto del cuore. Posteriormente recava inciso un capitolo del libro dei Morti, che faceva riferimento al giudizio dell'anima. Con questo il defunto si raccomandava al suo cuore che non lo contraddicesse e non gli mentisse davanti agli dei.

La mummia veniva posta in un sarcofago, che poteva essere di pietra, di legno semplice oppure ricoperto di materiali preziosi. Inizialmente i sarcofagi erano rettangolari, però più tardi furono costruiti con forma umana. Anche gli organi venivano riposti nelle piramidi assieme al corpo, infatti le viscere, una volte estratte dal corpo del defunto, venivano lavate e imbalsamate; dopo erano deposte in quattro vasi raffiguranti altrettante divinità chiamate Figlie di Horo, le quali avevano il compito di proteggere gli organi dalla decomposizione.

Questi contenitori, con il coperchio a forma di uomo, di sciacallo, di babbuino e di falco, erano costituiti come vasi canopi. Probabilmente il loro nome derivava dalla città di Canopus, vicina ad Alessandria, dove esisteva il culto di Osiride, adorato e rappresentato tramite un vaso con il coperchio a forma di testa umana; secondo un'altra versione, Canopo era un personaggio mitologico che fu seppellito in Egitto. I vasi canopi venivano introdotti in una cassa che, durante il corteo funebre, era trainata da una slitta.



Duamtef ( 1 )


a testa di sciacallo; proteggeva lo stomaco ed era connesso alla dea Neit e all'est.


Hapy ( 2 )


a testa di babbuino; proteggeva i polmoni ed era connesso con la dea Neftis e con il nord.


Amset ( 3 )


a testa umana; proteggeva il fegato ed era connesso con la dea Iside e con il Sud.


Kebehsenuf ( 4 )


a testa di falco; proteggeva gli intestini ed era connesso alla dea Sekhmet e con l'ovest.



:::: La vita dopo la morte ::::

Gli egizi non vedevano la morte come la fine, bensì come l'inizio di una nuova esistenza. Per il viaggio nell' aldilà si procuravano tutti gli oggetti che avevano utilizzato nella vita terrena. Nella tomba, insieme al corpo del defunto, ponevano mobili, alimenti e gioielli...

Secondo ciò che credevano gli egizi, il corpo era costituito da tre parti: il BAI (l'anima), il KA (la forza vitale) e l' AJ (la forza divina). Per avere la vita dopo la morte il KA aveva bisogno del corpo e per poterlo conservare ricorrevano alla tecnica della mummificazione che variava a seconda della classe sociale a cui appartenevano i defunti.

Il defunto doveva essere riconosciuto nell'aldilà. Per questo motivo, sopra le bende che avvolgevano il corpo mummificato, veniva posta una maschera con un ritratto idealizzato. Le maschere dei faraoni erano fatte d'oro e lapislazzuli. Secondo il mito, infatti, la carne degli dei era d'oro, i loro capelli di lapislazzuli e le loro ossa d'argento, materiale molto raro in Egitto. I faraoni, rappresentati con l'aspetto del dio Osiride, sovrano del regno dei morti, portavano sulla testa un'acconciatura a raggi con il cobra, il serpente loro protettore, nella parte frontale. Le braccia erano ripiegate sul petto e una mano stringeva lo scettro reale, mentre l'altra impugnava una frusta.

Gli ushabti, parola che significa "coloro che rispondono", erano piccole statuette che venivano collocate nella tomba del defunto ed erano utili alla vita nell'aldilà. I più preziosi erano fatti di lapislazzuli, però potevano essere anche di legno o di pietra. Spesso si trattava di figure maschili con un aratro o una zappa e un sacco sulle spalle che, nella parte anteriore, portavano inciso un capitolo del Libro dei Morti. La declamazione rituale dell'iscrizione conferiva vita alle statuette che così avrebbero lavorato al posto del defunto. In alcune tombe sono stati ritrovati addirittura centinaia di ushabti; in particolare nelle tombe dei faraoni il numero degli ushabti era molto elevato.





Djoser

E' il fondatore della III dinastia Menfita anche se alcuni autori ritengono che il primo sovrano sia stato il fratello Sanakht (Protezione e Forza).
Contribuì in modo sostanziale a dare all'Egitto i caratteri di assetto e prosperità su cui si baso' lo sviluppo della sua storia. Trasferì il governo da Thinis a Menfi che divenne la capitale del regno.
La piramide a gradoni di Sakkara, che con il complesso circostante e' considerata il primo esempio di costruzione in pietra del mondo, è la tomba di Geser e della sua famiglia. Fu opera di Imhotep, fondatore del calendario, della medicina e della architettura. Imhotep era il gran sacerdote di Eliopoli, capitale della scienza sacerdotale. Questo spiega perche' il faraone lo scelse per la costruzione del suo complesso monumentale.
Il compito di Imhotep era arduo perche' allora l'architettura in pietra non aveva tradizioni consolidate quanto meno per opere grandiose. Il caso volle pero' che questa scelta fosse un colpo da maestro e Imhotep avesse gloria perenne.
Il gran sacerdote fu anche  integrato nel Pantheon di Menfi come figlio di Ptah e di una mortale Kerduankh. Infine con il nome greco di Imuthes fu talvolta assimilato ad Asclepio (Esculapio per i Romani), dio della medicina.




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Unas

Fu l'ultimo re della V dinastia.
Lasciò il suo nome sulle rocce della prima cateratta (quella di Assuan) e nella sua tomba è inciso il più antico ' Testo delle Piramidi '. Questo nome è attribuito alla raccolta di testi trovati incisi all'interno di cinque piramidi di Saqqara.( oltre che in quella di Unis, in quelle di Teti, Pepi I, Merenre e Pepi II della sesta dinastia).
Questi testi sono una raccolta di incantesimi grazie ai quali il faraone defunto poteva raggiungere, dopo la morte, il posto a lui riservato tra gli dei.










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Tolomeo



Tra i vari Diadochi (successori di Alessandro Magno) Tolomeo, figlio di Lagos, fu senza dubbio il piu' scaltro. Egli riusci' a superare indenne tutte le lotte, guerre e assassinii che caratterizzarono la successione di Alessandro Magno.Tra le tante cose che l'abile Tolomeo riusci' a fare ci fu quella di seppellire Alessandro Il Grande a Menfi invece che a Pella in Macedonia.
Nel 305 a.C., dopo avere governato per una decina d'anni in nome di Alessandro IV e per una altra decina in nome di una non precisata autorita' centrale, Tolomeo si fece incoronare Faraone d'Egitto e fondatore della dinastia dei LAGIDI. Il faraone, abile generale, scaltro politico e persona colta porto' a compimento la costruzione della citta' di Alessandria che doto' di una Biblioteca, destinata ad essere famosa nel mondo, e di un Museo ( specie di Accademia Reale e Universita'). Una altra attrattiva della citta' fu il Faro: la settima meraviglia del mondo.Tolomeo creo' inoltre la prima Banca Nazionale della Storia che emise le prime monete coniate in Egitto.Tolomeo, soddisfatto dei risultati ottenuti durante il suo regno, abdico' a 82 anni in favore di TOLOMEO II, figlio della terza e prediletta moglie Berenice, e assegno' il difficile governo della Cirenaica al figliastro Magas.
Mori' nel 283 a.C. lasciando un paese ricco.



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Tutmosi II


Di lui non sappiamo molto se non che dovette cedere una parte importante del governo alla ambiziosissima moglie HATSCEPSUT, che pero' era l'erede legittima del faraone Thutmose I.
Fu pero' un sovrano di tutto rispetto che organizzo' spedizioni punitive in Nubia e contro i predoni del deserto.
Mori' a circa trent'anni lasciando una bambina figlia di Hatscepsut e un figlio, il futuro THUTMOSE III, nato da una concubina dell'harem di nome Iside.











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Tutmosi I


Amenofi lascio' una figlia, Ahmose, che sposo' un nobile, non di sangue reale, che sali' al trono con il nome di Thutmose I.
Egli guerreggio' contro la Nubia, sempre ribelle, ed estese il suo territorio fino alla III cateratta (isola di Tombos) aggiungendo altri 200 km ai propri domini.
Si occupo' anche dell'Asia da dove non riceveva piu' tributi e obbligo' i recalcitranti a pagarli. Giunse fino all'Eufrate, il grande fiume 'rivolto indietro', ove pose una stele.
Contrariamente a quanto aveva fatto Amenemhat I i nuovi faraoni non si mossero da Tebe.
Thutmose inizio' grandi lavori di abbellimento della citta' con l'architetto Ineni ed inauguro' la moda delle tombe nella Valle dei Re.
A lui succedette Thutmose II figlio suo e di una donna dell'harem, Mutnofre e gli fu data in sposa la legittima erede di Thutmose I e Ahmose, la famosa HATSCEPSUT.




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Tutmosi IV



Al regno di questo faraone sono legati alcuni fatti significativi.La potenza del clero di Amon, in questo periodo, continua ad aumentare intralciando spesso la volonta' del re. Per questo il futuro faraone fu mandato,da Amenofi II, nella lontana Menfi e li' allevato lontano dall'abbraccio soffocante di Amon.
Appena salito al trono il faraone si scontro' con una rivolta dei principi siriani che domo' personalmente.Per controbilanciare i potenti ITTITI, un popolo di origine ariana (che usava spade di ferro, mentre quelle degli egiziani erano di rame o bronzo: potevano colpire cosi' di punta e taglio e non solo di punta), Thutmose IV modifico' le tradizionali alleanze. Si alleo' con i MITANNI (un'altra popolazione ariana da sempre nemica degli egiziani) per contenere gli Ittiti.  Per rafforzare l'accordo inoltre sposo' Muramuia la figlia del re dei Mitanni Artatama. Era una rivoluzione: per la prima volta una regina straniera sedeva sul trono d'Egitto. Di lui non si sanno molte altre cose: domo' una pericolosa rivolta in Nubia e dissabbio' la Sfinge. La sua mummia, ora al Museo Egizio, fu trovata nella tomba del padre Amenofi II.



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Tutmosi III

Di che donna si trattasse Hatscepsut ce lo indica il figliastro THUTMOSE III che ella riusci' a tenere nell'ombra per tanti anni e che si rivelo', in seguito, come il piu' energico e glorioso faraone di tutta la storia d'Egitto. Per vendetta della matrigna pero' egli distrusse ovunque i cartigli della regina e li sostitui' con i suoi. Sposo' la figlia di Hatscepsut Neferure. Thutmose fu un formidabile organizzatore e risistemo' l'esercito portando alla perfezione tutte le innovazioni tecniche che gli Hyksos avevano introdotto nel Paese.Organizzo' numerose spedizioni (17) in Asia che lo fecero soprannominare, in tempi moderni, il Napoleone dell'Egitto. Famoso è  lo scontro vittorioso di Megiddo (città porta della Mesopotamia) ove il faraone fronteggiò una coalizione di principi asiatici organizzati attorno al re di Qadesh e sostenuti dai MITANNI (una popolazione di origine ariana). Thutmose III raggiunse la piana di Megiddo attraverso la via più corta, ma più difficile (una stretta gola), sorprendendo l'avversario. Gli egiziani riuscirono così a mettere in fuga l'esercito asiatico che si rifugiò all'interno della città. Megiddo fu quindi circondata e assediata e si arrese agli egiziani dopo sette mesi. Il re di Qadesh fu poi fatto prigioniero, anni più tardi, durante l'ultima vittoriosa campagna asiatica del faraone. Questa vittoria segnò la fine, per qualche anno, degli scontri con i Mitanni e portò alla costituzione dell'impero egiziano. Il faraone non fu solo un guerriero, ma fece costruire numerosi templi a Tebe e riorganizzo' anche l'Egitto all'interno.
Thutmose fu veramente uno dei grandi sovrani della storia, in pace e in guerra, il fondatore del primo impero effettivo e un uomo di larghissime vedute.Sepolto nella Valle dei Re la sua mummia è ora al Cairo.




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Tutankhamon


Tutankhamon ("perfetta la vita di Amon" o anche "immagine vivente di Amon"), faraone bambino della XVIII dinastia e destinato da una serie di circostanze a imperitura celebrità, fu genero e forse anche figlio adottivo di Akhenaton. Salito al trono ad appena 9 anni, regnò per un decennio, durante il quale la rivoluzione religiosa posta in atto dal suo predecessore venne totalmente annullata: Amon tornò ad essere considerato la divinità principale, gli antichi dèi furono riabilitati, anche se non si pose in atto alcuna persecuzione nei confronti di Aton, Tell el-Amarna venne abbandonata in favore di Menfi e il clero poté tornare ad esercitare la propria, indiscussa autorità. Tuttavia, i veri sostenitori del giovanissimo faraone non furono tanto i sacerdoti, quanto piuttosto i militari, che ritenevano indispensabile una convinta opera di pacificazione per risollevare la situazione internazionale del paese.  Tutankhamon,è morto ad appena 19 anni per cause rimaste ignote. 




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Snefru


Snefru fu un Faraone importante che aumentò la ricchezza dell'Egitto e regnò per ventinove anni. La sua origine è incerta anche se, probabilmente, era figlio di Huni (ultimo faraone della III dinastia) e di una moglie secondaria. Divenne faraone sposando Hetepheres, figlia del predecessore Huni e futura madre di Cheope.
Costruì una flotta di navi lunghe 50 metri per importare cedri dal Libano. Continuò l'occupazione del Sinai (iniziata forse durante la prima dinastia), delle oasi e della Nubia. Edifico' tre piramidi, una a Meidum e due a Dahshur, che segnano l'evoluzione di questo monumento. La prima è a gradoni, la seconda è a doppia inclinazione (chiamata anche Piramide romboidale), la terza è di tipo tradizionale.








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Seti I

 SETI I fu, come il padre, un generale. Con lui riprendono le tradizioni dei grandi faraoni anche se il suo ruolo è stato, per anni, oscurato dalla grandezza e dalla notorietà del successore Ramsete II. Salito al trono, in pochi anni, con azioni di guerra ben effettuate, recuperò gran parte dell'impero di Thutmosis III. In particolare si scontro' con gli Ittiti ed ebbe a Qadesh la prima battaglia.
Sull'esito di questo scontro si sa poco da entrambe le fonti: Seti ebbe comunque la meglio visto che torno' in patria con prigionieri Ittiti. Fu anche stipulato un trattato tra i due popoli che pero' ci è rimasto ignoto.
Poi la furia guerriera del faraone si placo' e riprese le grandi opere di costruzioni.
Si diede al restauro di tutti i templi d'Egitto e in particolare del grande tempio di Karnak ove iniziò la costruzione della grande sala ipostila che sarebbe stata completata da Ramsete II. La sua iscrizione 'Restaurato da Seti' compare un po' dappertutto in Egitto. Il piu' bel monumento del periodo è il tempio di Abido.
Per fare queste opere rimise in funzione tutte le cave e tratto' umanamente gli operai: cosa di cui andava molto fiero.La sua tomba, la piu' grande e sfarzosa di tutte, è nella valle dei Re e fu scoperta dal padovano Giovanni Battista BELZONI (1778-1825). All'interno fu trovato uno splendido sarcofago di alabastro. La mummia di Seti, molto ben conservata, è al museo del Cairo.



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Sesostri



Sesostri ebbe un regno pacifico e prospero. La fonte di notizie su di lui proviene dalle iscrizioni nella tomba del 'Principe della Gazzella, Signore ereditario, amico unico, conosciuto dal re, Amenemhat, detto Ameni ,' a Beni Hassam.Il principe compì varie spedizioni per conto del faraone e, in particolare, lo accompagno' in un viaggio nel Kush (regione nubiana tra la III e V cateratta).
Di Sesostri ci resta un delizioso tempietto, 'Padiglione di riposo', a Karnak i cui materiali furono poi utilizzati per la costruzione del tempio di Amenofi III: è la sola architettura sopravvissuta di quel periodo.











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Ramsete IX

Regno' 17 anni. Di lui abbiamo una raffigurazione nel tempio di Karnak nell'atto di offrire doni al Gran Sacerdote Ameriofi. Ma le due figure, faraone e sacerdote, sono della stessa dimensione: il Clero tratta alla pari con la corona. Come sono cambiati i tempi dal periodo del grande Ramsete II!
Durante il suo regno la situazione economica continuo' a peggiorare a causa di un'alta inflazione e di scioperi continui.
In questo periodo divenne normale il saccheggio delle tombe dei faraoni della Valle dei Re, ne' i processi per furto e sacrilegio celebrati in quei giorni posero fine all'abitudine. Alcuni  sacerdoti, per salvare le mummie, presero l'abitudine di spostare i corpi dei faraoni da una tomba ad un'altra ritenuta più sicura in quanto già depredata dai ladri. Infine raccolsero molte mummie in un nascondiglio nei pressi del tempio di Hatscepsut ove furono trovate da Gaston Maspero nel 1881.





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Ramsete IV




Otto faraoni consecutivi si chiamarono, durante la XX dinastia, con il nome di RAMSETE, ma dei grandi Ramsete II e III avevano solo il nome e non le qualita'.
Ramsete IV, figlio di Ramsete III, ci ha lasciato, nel ricordo del padre, il piu' lungo papiro trovato (il papiro Harris di ben 40 metri) che ci documenta sulle donazioni ai templi effettuate da Ramsete III e dai suoi predecessori.
Ramsete IV aveva ereditato una situazione difficile, ma si preoccupo' piu' dei templi che del governo e non fece nulla per migliorare la situazione.
Governo' per sette anni.










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Ramsete III



RAMSETE III fu  l'ultimo dei grandi faraoni egiziani e regnò per oltre 31 anni.
Agi' subito con energia riservando particolare cura all'esercito e alla flotta.
Egli sconfisse, a Zahi, i 'Popoli del mare' che si erano resi minacciosi per l'Egitto approfittando del declino dell'impero Ittita. Questa sconfitta convinse i popoli del mare della inespugnabilita' dell'Egitto.
Ramsete III sconfisse poi una coalizione libica. Questa vittoria gli permise di chiudere definitivamente i problemi che esistevano ad Ovest del paese. Ad Est il faraone riconquisto' poi citta' importanti come Amur e forse Qadesh.
Tra i monumenti che ci ha lasciato si ricorda il grandioso tempio di Ramsete III a Tebe Ovest noto come il Tempio di Medinet-Abu.
Durante il suo regno avvenne anche il primo sciopero documentato della storia da parte di operai e artigiani, abitanti del villaggio di Deir el-Medina, addetti alla costruzione della Necropoli Tebana: la ragione dello sciopero è da ricercarsi nel ritardo con cui venivano pagati gli stipendi (fino a due mesi).
Fu un grande faraone e volle emulare Ramsete II; fu pero' troppo succube dello strapotere dei sacerdoti di Amon e troppo debole nelle questioni di famiglia.
Al termine del suo regno vi fu una congiura di palazzo (La Congiura dell'Harem) originata, a quanto sembra, dalla decisione del faraone di scegliere come suo successore Ramsete IV al posto del principe Pentaur, favorito dalla corte. La congiura fu scoperta e i suoi partecipanti furono arrestati, processati e condannati.
Il resoconto del processo contro i colpevoli e' giunto fino a noi.
Ramsete III mori' prima del termine del processo e cio' fece nascere l'ipotesi che fosse stato ferito mortalmente durante la congiura.
Fu sepolto nella Valle dei Re in una grande tomba. Il suo sarcofago è al Louvre, mentre la sua mummia è al Museo del Cairo.
Con Ramsete III si chiude un'epoca di grandezza che non tornera' mai piu'.



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Ramses

Ramses II, il re dei reRimasto sul trono egiziano per ben 66 anni, dal 1290 al 1224 a.C., Ramses II è considerato in assoluto uno dei più grandi faraoni della storia. Il suo nome rimane legato a tutta una serie di eventi e di monumenti che contribuirono ad incrementare gli splendidi fasti dell'Egitto del Nuovo Regno. A lui, probabilmente con il concorso dei Figli di Israele, si deve infatti la costruzione della magnifica città di Pi-Ramses, nella parte occidentale del delta del Nilo, sul luogo dove già il padre, Seti I, aveva fatto erigere un primo complesso residenziale. A testimonianza della straordinaria attività edilizia che si sviluppò negli anni del suo governo, rimangono anche i due templi rupestri di Abu Simbel e le maestose opere tebane, quali il Ramesseo. Coinvolto in un epico scontro con gli ittiti, culminato nella storica battaglia di Kadesh, sull'Oronte e terminata in pratica senza vinti né vincitori, Ramses II firmò poi con il sovrano ittita Hattusil III (il successore di Muwatalli contro il quale aveva combattuto ancora a Kadesh) il primo trattato di non aggressione della storia. Per suggellare l'accordo, il faraone si unì in matrimonio a due principesse ittite che andarono ad incrementare il già folto e cosmopolita harem del sovrano. Le predilette rimanevano comunque Nefertari e Isisnofret, e, non a caso, proprio fra i figli di quest'ultima Ramses scelse il suo successore, Meneptah. Secondo l’opinione di numerosi storici è corretto identificare in Ramses II il faraone dell'Esodo-



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Pepi I



Pepi I era il figlio di Teti e di una donna di none Iput I che alcuni credono sia stata la figlia di Unas. Questo sovrano ebbe molte moglie : con Ankhenesmerire I ha avuto un figlio, Pepi II mentre con Ankhenesmere II, la sorella della precedente ha avuto ancora un figlio, Nemtimsaf I e una figlia, Neith. Il matrimonio con queste due sorelle potrebbe essere stato una causa politica in quanto erano figlie di un nobile di Abido, chiamato Khui.

I 20 anni di regno registrati nel Canone di Torino sembrano essere pochi e forse è il risultato di un errore di copiatura da parte dello scriba che ha stilato l'elenco oppure di una sbagliata interpretazione. Il dato più alto del regno di Pepi I si aggira intorno al 25 anno di regno e se il conteggio prevede una registrazione ogni due anni, ecco che il regno di questa sovrano arriva a 50 anni.

La politica interna di Pepi fu una continuazione di quella di suo padre nel cercare di consolidare il potere del governo centrale. Questo è dimostrato non solo dal matrimonio con le figlie di un nobile di Abido ma anche attraverso l'intensiva opera di costruzione da parte di questo sovrano. I suoi monumenti furono eretti a Bubasti, Abido, Elefantina e Dendera.



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Osorkon



L'appartenenza di questo re alla XXI dinastia è dovuta esclusivamente a Manetone, che lo pone immediatamente dopo Amenemope. Può darsi però che in realtà egli appartenga alla dinastia successiva, nella quale si trova un re con il suo stesso nome. Nulla si sa, comunque, del suo regno, che fu probabilmente piuttosto breve.













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Narmer




Secondo Manetone la civiltà egiziana inizia con l'unione delle due terre, il Basso e l'Alto Egitto governate  da un unico sovrano. La data a cui si fa riferimento per questo periodo, generalmente accettata, è intorno al 3.100 a.C. L'antica tradizione egiziana vuole che sia stato Menes a riuscire nella grande impresa. Da adesso in poi tutti sovrani regneranno sull'Alto e sul Basso Egitto ed uno dei molto nomi usati per "Egitto" sarà "Due Terre" che riflette l'originaria dualità dell'Egitto. Malgrado l'unificazione gli egiziani manterranno sempre durante la loro lunga storia questo senso di dualità e i nomi che diedero al loro paese lo confermano: "Il Nord ed il Sud", i "Due Sacrari" ...Menes deve essere stato un grande sovrano ed a lui è accreditata anche la fondazione di una nuova città Menfi che sarà capitale dell'Egitto per la maggior parte della storia egiziana. Sfortunatamente fonti datate al periodo dell'unificazione non ci danno nessuna notizia di un re chiamato Menes e così non siamo in grado di confermare l'esistenza di questa apparente figura leggendaria. Questo è dovuto anche dal fatto che durante quel periodo il nome reale ( nome Horo ), era differente dal nome proprio del sovrano e i documenti ufficiali contemporanei menzionano solo il nome Horo mentre le liste reali ritrovate menzionano solo il nome proprio. L'identificazione di Menes con uno dei sovrani archeologicamente attestati del Periodo Predinastico è ancora oggetto di discussione tra i vari egittologi da lungo tempo e sembra non essere stato ancora risolto : alcuni identificano Menes con Narmer, altri con il probabile successore di Narmer, Aha e altri Menes soltanto come una figura leggendaria.


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