Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Artèmide


Artèmide la sorella gemella di Apollo, che i Romani chiamarono Diana, è raffigurata come una fiera cacciatrice, nemica giurata del matrimonio, la quale vaga per boschi e per monti seguita da uno stuolo di ninfe, che le fanno da ancelle. Anche queste ninfe rifuggono dagli uomini, e, se qualcuna di loro cambia idea e decide di andare a nozze, grande è il corruccio della dea, che spesso punisce severamente l'infedele.

Con molta probabilità, nei tempi più antichi Artèmide era una divinità agreste, protettrice del rigoglio dei campi e della fecondità. Più tardi varie divinità si fusero in lei finchè, a poco a poco, ella assunse un carattere definito. Anche nei tempi più recenti, tuttavia, rimase qualche confusione. Ad esempio, Artèmide fu spesso identificata con una divinità lunare e infernale, Ecate, molto onorata dal popolo minuto come dea della magia.

Si immaginò anzi una divinità triforme, costituita cioè, da tre divinità diverse: Selene, ossia la luna, in cielo, Artèmide in terra e Ecate nei regni infernali. I Greci se la immaginavano, di norma, come una fanciulla snella, dalla veste succinta, armata di arco e di frecce, seguita spesso da un cane o da una cerva, più raramente da un'orsa in ricordo della ninfa Callisto, sua seguace, la quale aveva suscitato il suo corruccio condiscendendo alle nozze con Zeus, e che fu poi tramutata in orsa, secondo alcuni dalla gelosa Era, secondo altri dalla stessa Artèmide.


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