Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

India: Le origini del mondo

Nell'Induismo, le origini del mondo sono spesso contemplate attraverso una lente cosmologica e filosofica ricca di sfumature. La comprensione induista delle origini del mondo abbraccia una vasta gamma di interpretazioni, miti e concetti filosofici che riflettono la complessità e la diversità della tradizione religiosa e culturale indiana.

Una delle visioni centrali dell'Induismo riguardo alle origini del mondo è l'idea di un ciclo cosmico eterno, noto come "kalpa", che attraversa periodi di creazione, conservazione e distruzione. Questo ciclo è guidato da forze divine rappresentate principalmente dalla trimurti, composta da Brahma, Vishnu e Shiva, rispettivamente associati alla creazione, conservazione e distruzione dell'universo.

Secondo questa concezione, il mondo è stato creato da Brahman, l'essenza suprema e universale che permea tutto l'esistente. Brahman è senza forma, eterno e trascendente, e da lui derivano tutte le cose. Brahma, il dio creatore, è responsabile dell'emanazione dell'universo dalle sue potenzialità, dando inizio al ciclo cosmico.

La parola "kalpa" deriva dal sanscrito e può essere tradotta approssimativamente come "eternità", "epoca" o "ciclo cosmico". Rappresenta un'unità di tempo cosmico significativa all'interno della visione induista dell'universo.

Un kalpa comprende quattro periodi principali, o "yuga", che sono cicli di tempo cosmico con durate diverse e caratteristiche distintive. I quattro yuga sono:

  1. Satya Yuga (o Krita Yuga): È l'età dell'oro, in cui la virtù e la moralità raggiungono il loro apice. Durante questo periodo, gli esseri umani vivono in armonia con la natura e con gli dei, e la spiritualità è al culmine. Satya Yuga dura 1.728.000 anni umani.

  2. Treta Yuga: È un'età caratterizzata da una diminuzione della virtù rispetto al Satya Yuga, ma ancora dominata da valori spirituali e devozionali. Durante il Treta Yuga, gli esseri umani iniziano a sperimentare i primi segni di corruzione morale. Questo periodo dura 1.296.000 anni umani.

  3. Dvapara Yuga: È un'era ancora più decadente rispetto al Treta Yuga, con una diminuzione ulteriore della moralità e della devozione. Durante il Dvapara Yuga, gli esseri umani iniziano a mostrare segni evidenti di egoismo e materialismo. Questo periodo dura 864.000 anni umani.

  4. Kali Yuga: È l'età attuale secondo la tradizione induista, caratterizzata dalla massima corruzione morale, disonestà, conflitti e disarmonia. È considerata l'era più oscura, in cui gli esseri umani si allontanano sempre di più dai valori spirituali. Kali Yuga dura 432.000 anni umani.

Dopo la fine del Kali Yuga, si crede che il ciclo cosmico ricominci con un nuovo Satya Yuga, dando inizio a un nuovo kalpa. Questo ciclo di kalpa continua all'infinito, con la creazione, la conservazione e la distruzione cicliche dell'universo.

Il concetto di kalpa sottolinea l'idea di un'eterna ciclicità nell'universo, con periodi di creazione, sostenimento e distruzione che si susseguono in un ciclo infinito di tempo cosmico, rappresentando così una visione della natura ciclica dell'esistenza nell'Induismo.

L'uroboro, simbolo della ciclicità del tempo.
fonte wikipedia

Oltre a questa visione ciclica delle origini del mondo, vi sono anche racconti mitici e leggende nelle epiche e nei testi sacri induisti, come il Mahabharata e il Ramayana, che narrano storie di divinità creative, conflitti cosmici e miti sulla creazione dell'universo e degli esseri viventi.

Inoltre, le scuole filosofiche induiste, come il Vedanta, il Sankhya e lo Yoga, offrono approcci diversi per comprendere le origini del mondo, spesso attraverso l'analisi della natura dell'esistenza, della coscienza e dell'illusione (maya).

Complessivamente, le origini del mondo secondo la religione indiana sono caratterizzate da una vasta gamma di concezioni mitiche, filosofiche e cosmologiche che riflettono la ricchezza e la complessità dell'Induismo come tradizione religiosa e culturale.

wikipedia

Nel Mahabharata e nel Ramayana, due delle più grandi epiche della letteratura indiana, sono presenti varie storie e miti riguardanti divinità creative e le loro opere.

Di seguito sono citati alcuni esempi:

  1. Il mito della creazione nel Mahabharata: Anche se il Mahabharata è principalmente una narrazione sulla guerra tra i cugini Pandava e Kaurava, contiene anche diverse storie di creazione. Uno dei racconti più noti è quello di Brahma, il dio creatore, che emana il mondo materiale e tutte le creature viventi. Questo mito sottolinea il ruolo di Brahma come l'architetto dell'universo.

  2. La nascita di Rama nel Ramayana: Nel Ramayana, la nascita di Rama, l'avatar di Vishnu, è narrata come un evento celestiale. Rama è nato per sconfiggere il malvagio re-demonio Ravana e ripristinare l'ordine cosmico. La sua nascita è stata profetizzata come un'incarnazione divina destinata a portare luce e giustizia nel mondo.

  3. Il ruolo di Vishnu nel Mahabharata e nel Ramayana: Tanto nel Mahabharata quanto nel Ramayana, Vishnu è venerato come una divinità importante. Nel Mahabharata, Vishnu appare come Krishna, il consigliere e alleato dei Pandava nella guerra di Kurukshetra. Nel Ramayana, Rama è considerato un'incarnazione di Vishnu. Entrambe le epiche narrano le gesta di queste incarnazioni di Vishnu e il loro ruolo nella protezione del dharma e nell'eliminazione del male.

  4. Le divinità creative nei Purana: Anche se non sono parte diretta del Mahabharata e del Ramayana, i Purana sono testi sacri che contengono molte storie sulle divinità creative. Ad esempio, il Matsya Purana racconta la storia di Matsya, la prima incarnazione di Vishnu come un pesce, che salva il mondo dal diluvio. Allo stesso modo, ci sono racconti su altre incarnazioni di Vishnu come Varaha (il cinghiale) e Narasimha (metà uomo, metà leone) che svolgono ruoli chiave nella creazione e nella protezione dell'universo.

Questi sono solo alcuni esempi delle storie di divinità creative presenti nei testi sacri induisti come il Mahabharata e il Ramayana. Esse offrono un'ampia gamma di narrazioni mitologiche che illustrano la complessità e la ricchezza della cosmologia e della teologia induiste.



Vedanta, Sankhya e Yoga sono tre importanti scuole filosofiche all'interno della tradizione induista, ognuna con le proprie prospettive e insegnamenti distinti sulla natura dell'esistenza e del cosmo.

  1. Vedanta: Il Vedanta è una delle scuole filosofiche più influenti e importanti dell'Induismo. Si basa sui testi sacri noti come Upanishad, che costituiscono la parte filosofica dei Veda. Il Vedanta insegna che Brahman, l'essenza suprema dell'universo, è la sola realtà ultima e che tutto il resto, incluso il mondo materiale e gli esseri individuali (Atman), è un'illusione (maya). Gli insegnamenti del Vedanta sono spesso riassunti nella frase "Tat tvam asi" ("Tu sei quello"), che sottolinea l'identità essenziale tra l'individuo e l'assoluto. Ci sono diverse scuole di Vedanta, tra cui l'Advaita Vedanta (non dualismo), il Vishishtadvaita Vedanta (non dualismo qualificato) e il Dvaita Vedanta (dualismo).


  2. Sankhya: Il Sankhya è una scuola filosofica che si concentra sull'analisi della realtà attraverso la distinzione tra purusha (spirito individuale) e prakriti (materia primordiale). Secondo il Sankhya, l'universo è il risultato dell'interazione tra purusha, che è eterno, consapevole e immutabile, e prakriti, che è la sostanza primordiale composta da tre guna (qualità): sattva (purezza), rajas (attività/passione) e tamas (inattività/oscurità). La liberazione (moksha) nel Sankhya è raggiunta attraverso la discriminazione tra purusha e prakriti, portando alla realizzazione della natura eterna e non-duale del sé.


  3. Yoga: Lo Yoga è una pratica filosofica e spirituale che mira all'unione di corpo, mente e spirito per raggiungere la liberazione (moksha) e la realizzazione spirituale. Nel contesto delle scuole filosofiche induiste, lo Yoga è basato sulle idee del Sankhya, ma si concentra principalmente sulle pratiche di meditazione, controllo della mente e disciplina fisica. Il testo fondamentale dello Yoga è lo Yoga Sutra di Patanjali, che delinea gli otto "angas" (membri) del cammino yogico, noto come Ashtanga Yoga, che includono pratiche come Yama (etica), Niyama (auto-disciplina), Asana (postura), Pranayama (controllo del respiro), Pratyahara (ritiro dei sensi), Dharana (concentrazione), Dhyana (meditazione) e Samadhi (stato di illuminazione).

In sintesi, il Vedanta enfatizza l'identità tra l'individuo e l'assoluto, il Sankhya analizza la distinzione tra spirito individuale e materia primordiale, mentre lo Yoga offre pratiche per raggiungere l'unione e la liberazione attraverso il controllo della mente e del corpo. Queste tre scuole filosofiche sono fondamentali per comprendere la vastità e la profondità della tradizione induista.


Articoli correlati: