Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Odisseo e il cavallo di Troia


Dopo la morte di Achille, il principale eroe acheo divenne Odisseo, il quale portò a termine la guerra non più con le sole armi ma soprattutto con l'astuzia. Due erano gli ostacoli da superare: privare la città di Troia della sacra effige di Pallade Atena e abbattere le mura della città che erano state costruite da Apollo e Poseidone con l'aiuto di Eaco, un parente di Achille, e solo un discendente di questi avrebbe potuto distruggerle. 

Per quanto riguarda l'effige di Pallade Atena essa fu sottratta facilmente dal fedele Diomede che penetrò nella città e riuscì a rubarla. Per quanto riguarda le mura da abbattere bisognava cercare un discendente di Eaco e Odisseo sapeva che nell'isola di Sciro, dove Achille aveva soggiornato per molto tempo, viveva un suo figlio Neottolemo. Così si recò a Sciro, prese questo figlio, e con lui tornò al campo. 

A questo punto entra in gioco l'astuzia. Odisseo non voleva impegnare l'esercito in un'altra sanguinosa battaglia così fece costruire un enorme cavallo di legno, nel cui ventre potevano nascondersi cinquanta guerrieri e quando l'opera fu terminata i cinquanta più valorosi eroi achei vi entrarono armati, e i rimanenti finsero di abbandonare il campo,e prendere la via del ritorno lasciando sulla spiaggia il cavallo. 

Le navi invece si nascosero dietro un'isoletta in attesa degli eventi. Il grande cavallo attirò l'attenzione dei troiani che stupiti di quella partenza si avvicinarono al molosso e li un giovane acheo, rimasto sul campo, spiegò loro che gli assedianti avevano rinunciato a espugnare la città e, prima di partire, avevano costruito il cavallo in onore di Atena.

I troiani fecero di tutto per portare il cavallo all'interno della città ma, siccome era troppo grande e non passava dalle porte, fecero abbattere un tratto di muro. Solo così riuscì a passare. Ma questo passaggio decretò la fine di Troia. 

Una volta all'interno, i cinquanta guerrieri achei uscirono dal ventre del cavallo e con un segnale annunciarono ai compagni, nascosti dietro l'isola, che potevano tornare e prendere la città.

 

Di CherryX per Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21675688

Ci fu una vera strage. L'intera città fu data alle fiamme e ridotta un cumulo di macerie. Non risorse più: il tempo accumulò polvere e terra su quella che era stata una delle più belle città dell'Asia Minore e ne fece scomparire anche le ultime tracce. 

Solo a distanza di anni un noto studioso tedesco, lo Schliemann, riuscì a scoprire le rovine, dimostrando così che la leggenda di Troia aveva un fondamento di verità e che realmente la città era esistita ede era stata distrutta dal popolo acheo.


 

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