Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Paride torna a casa e si compie il suo destino

Torniamo adesso a Paride, il pastore che, tra le su pecore, sui monti dell'Ida, attendeva ansioso che Afrodite mantenesse la sua promessa. 

Avvenne che, nella vicina Troia, si celebrarono gare sportive per onorare la memoria di un principe di sangue reale che era morto in quel tempo. Paride, quando lo seppe, volle recarsi in città per assistere a questi giochi,e, quando fu lì, volle addirittura prendervi parte. 

Si trovò così a gareggiare con i propri fratelli e a vincerli nelle varie gare. Quei principi, arrabbiati per essere stati sconfitti da un pastore, pensarono di ucciderlo, ma Paride si fece riconoscere con grande gioia di  Priamo, che non aveva dimenticato quel figlio abbandonato sull'Ida. 

Ormai il giovane aveva quasi trenta anni, l'età fatale in cui avrebbe dovuto causare la rovina della sua città; e, poichè nulla faceva più temere un tale disastro, tutti pensarono che la predizione degli indovini fosse sbagliata. 

Paride fu dunque accolto a corte con ogni onore, e il re e la regina fecero di tutto per compensarlo di quegli anni di esilio e per farsi perdonare il torto che gli avevano fatto. 

Purtroppo i decreti del fato non si possono mutare. Avvenne che, in Grecia, morì una parente di Priamo, che aveva sposato un principe greco, e Priamo, che aveva notato l'intelligenza di Paride, pensò di valersi di lui per entrare in possesso dell'eredità che la defunta gli aveva lasciato e che suo marito cercava di tenersi.

Paride  partì per la Grecia e, recatosi a Sparta, fu ospitato da Menelao. Conobbe così Elena, la più bella delle donne greche, se ne innamorò perdutamente e, secondo la promessa di Afrodite, ne fu ricambiato.

Incapace di resistere alla sua passione, il principe troiano non esitò a tradire l'ospitalità e, un giorno che Menelao aveva dovuto assentarsi, si imbarcò con la bella regina  e le sue ancelle e fece subito vela verso Troia. 

Invano Menelao chiese che gli fosse restituita la sposa: Paride l'aveva ormai condotta a nuove nozze e non voleva più separarsi da lei. Allora il marito offeso si ricordò del giuramento fatto dai principi della Grecia al vecchio Tindaro; essi si erano solennemente impegnati a sostenere lo sposo di Elena contro chiunque gli avesse fatto dei torti: avevano dunque adesso il dovere di correre in suo aiuto. 

Menelao aveva un fratello, Agamennone, re di Micene e il più potente principe della Grecia. Questi, che vedeva in una guerra contro Troia un'occasione opportuna per accrescere la sua potenza, chiamò a raccolta i principi della Grecia e ingiunse loro di tener fede al giuramento fatto e muovere contro la città di Priamo. E i principi furono costretti a fare onore all'impegno che avevano preso. 


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