Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Il ritorno di Persefone

Quando il tempio di Demetra fu eretto a Eleusi, la dea vi si rinchiuse e ordinò alla terra di non produrre più né piante né frutti. I campi inaridirono, le sementi non germogliarono più, animali e uomini sembravano oramai condannati a morire di fame. Invano gli dèi scesero dall'Olimpo per scongiurare quella madre afflitta di rinunciare alla sua vendetta. Dèmetra affermò che avrebbe fatto perire ogni essere vivente se non le fosse stata restituita la figlia. Così Zeus dovette cedere e inviò nei regni infernali il fido Ermes perchè si facesse consegnare Persèfone da Ade e la riconducesse sulla terra.


Ade non potè opporsi agli ordini del fratello, ma, prima di consegnare la fanciulla al messaggero, le offrì alcuni chicchi di melagrana perchè li mangiasse mostrando così di non tenergli rancore per il ratto. In realtà egli sapeva che chiunque avesse mangiato qualche cosa nei regni sotterranei non avrebbe mai più potuto abbandonarli del tutto, e, con quell'astuzia, era certo di non perdere la sposa. Grande fu la gioia di Dèmetra nel riabbracciare la figlia, ma grande fu anche la sua tristezza quando seppe della melagrana mangiata. Adesso la fanciulla non avrebbe più avuto la possibilità di tornare definitivamente a godere della luce del sole.

Fu allora deciso che Persèfone avrebbe dimorato nell'Ade, con il marito, durante l'autunno e l'inverno, e sarebbe tornata sulla terra, presso al madre, durante la primavera e l'estate. Il mito allude dunque al succedersi delle stagioni e alle sementi che, nascoste sotto terra in autunno e in inverno, vengono alla luce germogliando in primavera. E in questa contemplazione del mistero di tutto ciò che nasce e che muore, dei dolori e delle gioie di tutto ciò che vive, vediamo certo una delle più profonde espressioni della religiosità greca.


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