Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Gli dèi del periodo vedico

 Gli antichi popoli dell'India consideravano l'universo diviso in tre mondi: il cielo, la terra e l'atmosfera, che divideva il cielo dalla terra. E, di conseguenza, dividevano le loro divinità in tre gruppi: celesti, terrestri, e dell'atmosfera.

Quando gli Arya giunsero nel paese, la maggiore divinità celeste fu considerata Dyaus-pitar, il padre del cielo. Egli era soprattutto una divinità generatrice, padre degli dèi e degli uomini. In un secondo momento  gli si affiancò un'altra divinità, Varuna, custode dell'ordine dell'universo. 

Ma si tratta, in fondo, di uno stesso dio che si esprime in due aspetti diversi, l'uno generatore e l'altro ordinatore. Infatti, nell'ultimo periodo vedico, entrambi si fondono in una terza divinità creatrice e ordinatrice a un tempo: Pragiapati.


Tutte e tre le divinità erano espressione del sole, che tutto vede e tutto sa. E divinità solari erano anche i principali dèi che formavano la sua corte: Usas, l'aurora; Surya, il calore e la luce; Savitar, l'energia vitale; Pusan, il Sole alimentatore; Visnu, la chiara intelligenza. 

La principale divinità atmosferica era Indra, anche lui di origine arya. Era un dio battagliero, di forza smisurata e di enormi dimensioni, grande mangiatore e bevitore. Ma aveva un carattere bonario e per questo era considerato protettore degli dèi contro i loro nemici. 

Molto diverso era Rudra, dio dell'uragano, che viveva sulle vette dell'Himalaya, appartato e ostile, sempre pronto a colpire con le sue frecce gli uomini e  gli animali. 

Divinità terrestri erano Prithivi, la terra, madre di tutti i viventi e simobolizzata da una vacca. Agni , il fuoco, rappresentato con barba e capelli di fiamma e protettore del focolare domestico. A lui affine era Soma, l'ebbrezza data dal succo di una pianta non bene identificata ma che ebbe per gli antichi Indiani la stessa importanza che ebbe per i Greci la vite. 

Divinità terrestre, infine, può essere considerato Yama, dio dell'oltretomba e signore dell'inferno dove vanno le anime dei defunti nell'intervallo fra un'incarnazione e l'altra. Perchè, secondo la religione indiana, la morte è solo una pausa tra una serie di esistenze attraverso le quali le anime si purificano fino a raggiungere il perfetto equilibrio e la perfetta serenità, e a divenire così degne di entrare nel regno della pace assoluta, il Nirvana

Oltre a queste divinità principali e a varie altre divinità minori, vi erano i dèmoni, alcuni benefici, come i Ribhu e i Gandharva, geni dell'aria, o le Apsarase, ninfe delle acque; altri malefici come i Pani, gli Asura, i Dasa e in particolare, i Raksasi

 

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