Inno al Nilo
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a
sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.
Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.
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Efesto e Afrodite
Cosa strana, questo dio brutto e sciancato ebbe in moglie la più bella tra le dee, Afrodite. E, naturalmente, il matrimonio fu tutt'altro che felice, specialmente dato il carattere di Afrodite, che, come dea dell'amore, era molto contenta di essere corteggiata non solo dagli dei, ma anche dai mortali. Così i due coniugi stavano assai poco insieme: Efesto badava alle sue numerose officine, nascoste, di solito, nell'interno dei vulcani, e Afrodite villeggiava nelle isole a lei care, circondata di ninfe che passavano il tempo a pettinarla, profumarla e agghindarla. C'era però un dio guerriero, Ares, il quale faceva alla bella dea una corte così sfacciata che Efesto non poteva proprio sopportarla, tanto più che Afrodite ne sembrava molto lusingata. Racconta il mito che un giorno, al tempo in cui soggiornava in Olimpo, Efesto, esasperato nel vedere Ares accorrere presso la sua sposa appena egli si allontanava, costruì una rete invisibile, la stese sul pavimento del salotto di casa sua e poi finse di partire per certi suoi lavori. Appena ebbe svoltato l'angolo, Ares si presentò con l'armatura sfolgorante e un pennacchio nuovo sull'elmo per presentare i suoi omaggi alla dea rimasta sola, e questa, tutti sorrisi, l'accolse in salotto. Ma allora la rete scattò, avviluppò i due dei e li sollevo nell'aria mostrandoli, confusi e sgambettanti, a tutte le divinità dell'Olimpo, che ridevano divertitissime. Si tratta, naturalmente, di un mito popolaresco al quale si ispirarono però , a volte, anche i poeti.
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