Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Medea

Protagonista indiscussa di questa parte della storia è proprio Medea. Ma andiamo per gradi. Appena arrivati a Iolco Giasone trovò una situazione molto diversa da quella che sperava. Suo padre si era ucciso convinto che il figlio fosse morto, e lo zio Pelia, dopo aver  ricevuto il vello d'oro, non ci pesò nemmeno a cedergli il regno come aveva promesso. 

Medea però non sopportava questa situazione così servendosi della sua astuzia convinse le figlie di Pelia a praticare un incantesimo che procurò la morte del loro padre. Il popolo di Iolco  si sdegnò e Giasone venne mandato in esilio insieme alla sua terribile sposa. Andarono a Corinto e, in quella città, trascorsero tranquillamente dieci anni di vita comune. Ma Giasone non era contento, egli ambiva a qualcosa di diverso.

Improvvisamente gli si offerse un'occasione insperata. Il re della città, Creonte, gli divenne molto amico e giunse a offrirgli la mano di sua figlia Glauce e la successione al trono se si fosse sbarazzato di Medea, che avrebbe dovuto lasciare per sempre Corinto e andare in esilio. 

Ma non fu facile convincere Medea, al contrario non si convinse affatto. Fece finta di accettare la sua sorte ma intanto meditava la vendetta in segreto. Come prima cosa, preparò una magnifica veste e la mandò, come dono di nozze , alla principessa Glauce: ma si trattava di una veste avvelenata. Quando Glauce la indossò, si sentì ardere per tutta la persona, e l'arsura si appigliò anche al padre che era corso in suo aiuto. I due morirono, ma Medea non era ancora soddisfatta. In preda a una furia omicida , uccise i due figlioletti avuti da Giasone per distruggere tutto ciò che poteva ancora legarla a lui. 

Poi ottenuto da Elios, il Sole, un cocchio tirato da draghi alati, fuggì con quello nell'aria, dirigendosi verso l'Attica, ad Atene. Giasone non ebbe la forza di resistere a questo cumulo di sventure che si erano abbattute su di lui, e si uccise. 


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