Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

I motti di San Malachia e le corrispondenze reali

Andiamo ora a vedere per quale motivo il nostro Santo Malachia ha riscosso tanto successo e perchè anche in Italia si pubblicarono numerose edizioni della sua opera e anche a Roma le più alte autorità dimostrarono un grande rispetto per la famosa rivelazione. 

Non staremo qui ad elencare tutti i 111 motti, ma ne nomineremo alcuni al solo scopo di far notare ai lettori quanto le sue predizioni fossero esatte. 

A partire da papa Clemente X, che fu visto come colui che realizzava il motto di Malachia "De flumine magno", che significa "dal grande fiume". E in effetti Clemente X era nato a Roma, il 13 luglio del 1590, in un periodo in cui il Tevere era straripato "fino a penetrare nella sua casa; e la culla del futuro papa galleggiava sull'acqua". Ma questa storia, forse, è solo frutto della fantasia. In ogni caso si voleva dar rilievo al fatto che Clemente fosse originario di Roma, attraversata dal gran fiume Tevere. 

Dopo papa Clemente si cercò la verifica ai motti di Malachia, ad ogni elezione di papa. Citiamo anche Alessandro VIII. Il suo motto era Poenitentia gloriosa, e fu subito collegato alla festa che si celebrava il giorno della sua elezione, avvenuta il 6 ottobre, quella di San Bruno, che fu fondatore di un ordine rigidissimo dedito a una penitenza perpetua. 

L'ottantaduesimo motto di San Malachia, Jucunditas Crucis (La bellezza della Croce), viene attribuito a Innocenzo X eletto dal Conclave il giorno dell'Esaltazione della Croce, cioè il 14 settembre. 

Ricordiamo il motto di San Malachia anche per quanto riguarda papa Clemente IX eletto nel 1667, il   futuro papa occupava la camera dei cigni e il motto che lo contrassegnava era Sidus Olorum (l'astro dei cigni). E Clemente era nato a Pistoia, bagnata dal fiume Stella. 


Alla fine del Settecento altre predizioni di Malachia si adattarono perfettamente ai papi di volta in volta eletti. Ricordiamo l'ascesa al soglio pontificio di PioVI nel 1775 il cui motto così  recitava: Peregrinus Apostolicus, (Pellegrino apostolico). Ed infatti Pio VI fece un lungo viaggio a Vienna per appianare alcune divergenze sorte tra la Chiesa e Giuseppe II. Era la prima volta che un papa abbandonava l'Italia.

Ma il culmine del successo, San Malachia, lo raggiunse con la salita al trono del papa successivo Pio VII il cui motto era Aquila rapax (Aquila rapace). In relazione al fatto che Napoleone, l'aquila rapace della profezia, impose infinite tribolazioni a questo pontefice. 

Tante furono le profezie di San Malachia che furono azzeccate, anche per quanto riguarda Leone XIII (1878-1903) che apparteneva alla famiglia dei Pecci, che aveva come stemma una cometa in un cielo azzurro, conformemente al motto di Malachia che recita : Lumen coelo (Una luce che viene dal cielo). E in effetti questo papa fu davvero una luce di dottrina e di insegnamento. 

Pio X fu designato come Ignis ardens (Fuoco ardente), egli infatti venne eletto il 4 agosto, festa di san Domenico, e l'Ordine domenicano ha come stemma una torcia ardente. 

Sorvoliamo sul motto degli altri pontefici succeduti per arrivare direttamente a Giovanni Paolo II il cui motto era De labor soli (Dalla fatica del sole), a questo papa sono attribuite due corrispondenze; la prima dipende dal fatto che questo papa proviene da un paese dell'Est, da dove si leva il Sole. La seconda è che l'attentato a Giovanni Paolo II fu perpetrato da un orientale. 

L'ultima sentenza la centoundicesima, De gloria olivae, è ancora più enigmatica. Alcuni la mettono in relazione con un altro testo profetico, l'Apocalisse giovannea, in cui si fa cenno alla "predicazione di due testimoni", designati misteriosamente come "ulivi", i quali accompagnano la comparsa del sesto angelo, il penultimo prima della fine del mondo.

La comparsa dell'ultimo angelo nell'Apocalisse è la conclusione naturale della lotta tra Satana e Cristo: simboleggia anche la distruzione delle forze del male e il trionfo della Chiesa. 

E anche la profezia di Malachia si conclude con un pensiero identico:"Nell'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa sarà papa Petrus Romanus, che sarà pastore di un gregge afflitto da molte tribolazioni; dopo che saranno passate, la città dai sette colli sarà distrutta e il Giudice Terribile giudicherà il suo popolo". 

Con questa sentenza si concludono le profezie di San Malachia. Essa preannuncia l'avvento di un papa, Pietro II, che sarà l'ultimo pontefice di Roma prima della fine del mondo, simboleggiata dalla distruzione della città dai sette colli. 

 

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