La terza impresa fu assai più movimentata delle prime. Euristeo, infatti, ingiunse a Eracle di portargli vivo un enorme cinghiale che scorrazzava nel paese di Erimanto, in Arcadia. L'eroe si recò dunque in Arcadia dove fu ospitato da un centauro suo amico, Folo; ma, mentre stavano allegramente banchettando, giunsero altri centauri, attratti dall'odore del vino, e, come accadeva sempre con questi mostri violenti, ne seguì una terribile zuffa. Eracle, che si era infuriato sul serio, li disperse a colpi di clava e, non contento, li inseguì per tutta la Laconia fino al capo Malea, dove essi si rifugiarono nella grotta che ospitava il saggio centauro Chirone, l'educatore di tanti eroi greci.
Per disgrazia Eracle, giunto là ancor pieno di rabbia, incominciò a scagliare le sue frecce avvelenate e una di esse colpì Chirone. Ogni soccorso fu vano perchè contro il veleno dell'idra non esisteva rimedio, e Chirone, che era immortale, si vide costretto a sopportare le atroci sofferenze della sua piaga senza poter morire. In queste condizioni lo lasciò l'eroe, costretto a proseguire il suo cammino per imprigionare il cinghiale, cosa che fece senza particolari difficoltà. Chirone, più tardi, riuscì a trovare pace nell'aldilà cedendo la propria immortalità a Promèteo.
La quarta impresa di Ercole: La cerva di Cerinea
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Inno al Nilo
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a
sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.
Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.
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