Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

La seconda coppia: Crono e Rea

Il racconto di Esìodo continua narrando che Crono scelse come sposa la titanessa Rea e iniziò con lei un nuovo regno. Frattanto l'universo si era popolato di altre numerose divinità. Alcune erano nate dal sangue sgorgato dalle ferite di Urano: così le Erinni o Furie, scarmigliate e furiose dee della vendetta, i Giganti, torpidi e malvagi, espressione della forza bruta e infine Afrodite, dea dell'amore, balzata su, bellissima, tra un flotto di spume, da una goccia di sangue caduta in mare. Altri dèi erano stati generati dalle divinità primitive. Così dalla Notte erano nati, tra gli altri, Tànatos, la morte, e Ipnos, il sonno; le ninfe Esperidi, vaghe custodi degli aranceti divini sorti ai confini della terra; le Mòire, ossia le tre Parche, Cloto, Làchesi e Atropo, che dirigono il destino degli uomini filandone il sottile stame che da ultimo, Atropo recide; Nèmesi, la giustizia vendicatrice; Eris, la discordia.

Ponto aveva dato vita a varie divinità marine tra le quali la più nota fu Nèreo, padre di cinquanta divinità minori, le Nèreidi, che simboleggiavano varie virtù umane. Da altri figli di Ponto erano nate Iride, l'arcobaleno, destinata a divenire, per la sua agilità, la messaggera degli dèi; le Arpie dalle lunghe chiome, simbolo della vecchiaia; le orribili Gòrgoni.

E numerosissima era stata la discendenza dei titani: si pensi che solo dalle nozze del titano Oceano con la titanessa Teti erano nate tremila divinità dei fiumi e tremila ninfe Oceanine: Figli di Iperione e Tea furono invece Elios, il sole, Selene , la luna, Eos, l'aurora. e nominiamo solo alcuni fra i più noti di questi nuovi dèi.

Così la nuova coppia regnante, Crono e Rea, aveva sotto di sé un vasto stuolo di sudditi quando iniziò il suo governo. Gli uomini non erano ancora nati. Ma Crono, che aveva raggiunto il potere spdestando il padre, viveva nel terrore di essere spodestato a sua volta da qualcuno dei suo figli. E prese allora una decisione singolare: non avrebbe permesso alla sua discendenza di divenire adulta, avrebbe divorato le sue creature via via che nascevano. Naturalmente si trattava di bambini divini e quindi immortali; anche se divorati dal padre non potevano morire. Ma sarebbero rimasti prigionieri dentro di lui.

Questo avvenne regolarmente per i primi cinque figli di Crono e Rea. Erano : Estia, Dèmetra, Era, Ade, e Posidone, che troveremo fra poco tra i maggiori dèi della Grecia. Ma Rea non si rassegnò a vedere tutta la sua prole trangugiata dal pauroso marito, e, quando le nacque il sesto figlio, Zeus, volle salvarlo. Inviò di nascosto il bambinio nell'isola di Creta, dove, come vedremo, fu allevato ed educato, e, avvolto un grosso sasso tra bianchi lini, lo diede a Crono facendogli credere che era quello il suo ultimo nato. E Crono, al solito, lo divorò.


*Prosegui la lettura del racconto: Le lotte dei Titani e dei Giganti

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