Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

La prima coppia divina: Urano e Gea

Racconta Esìodo che, nelle epoche più remote, all'origine del tempo, vi era il Caos, ossia un infinito spazio vuoto. Poi, in questo vuoto, apparve una divinità generatrice, Gea, ossia la Terra. Questa divinità primordiale corrisponde alla divinità femminile dei popoli mediterranei, la Grande Madre.

Gea fu, per così dire, il sostegno sul quale  poterono presto sorgere altre divinità. Anzitutto Eros, l'amore, che induce gli elementi ad attrarsi e a fondersi insieme. Poi Erebo, il signore delle tenebre, e la Notte. Da loro nacquero l'Etere, la luce celeste, e Emera, il giorno. Da parte sua Gea creò Urano, il cielo popolato di stelle, e Ponto, il mare. Infine scelse Urano come suo sposo.

Vediamo dunque che, ai suoi inizi, la mitologia greca segue lo svolgersi delle religioni e delle mitologie mediterranee; accanto alla Grande Madre appare presto uno sposo celeste, il Cielo o il Sole, e da questa coppia divina nascono poi tutti gli esseri. Infatti da Gea e Urano non tardano a nascere esseri mostruosi, simbolo delle energie della natura, ma anche di un pensiero e di una intelligenza che si vengono lentamente formando dal disordine primitivo.

Ed ecco apparire per primi i dodici Titani, sei maschi e sei femmine; i loro nomi appariranno spesso, più tardi, nei racconti dei poeti: i maschi erano Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Crono; le femmine Tea, Rea, Temi, Mnemòsine, Teti, Febe. Alcuni di loro, come Oceano, erano espressione di forze naturali; altri erano simboli di valori umani e morali, come Temi, la giustizia e Mnemòsine, la memoria.

Dopo i Titani nascono i tre Ciclòpi: Bronte, il tuono,  Steròpe, il lampo, e Arge, il fulmine, dotati di un unico occhio in mezzo alla fronte, signori dell'aria. Infine i tre Centìmani, Cotto, Briareo e Gie, mostri giganteschi con cinquanta teste e cento braccia, simbolo delle cieche forze della natura. Ed ecco che comincia il dramma.

Urano non era contento di questi suoi figli: i Centìmani erano violenti e ribelli; i Ciclopi sconvolgevano il cielo con fragori terribili e lampi abbaglianti; i Titani, intelligenti e astuti, desiderosi di potere, costituivano per lui un continuo pericolo. Allora il dio, impaurito ed esasperato, ricorse a sua volta alla violenza e precipitò i Centìmani e i Ciclopi nel profondo della terra, dove li tenne prigionieri.

Gea, che amava egualmente tutti i suoi figli, si sdegnò di questa crudele punizione. Fabbricò una falce tagliente e la offrì ai Titani perchè se ne servissero contro il padre. Solo Crono, il più astuto e ambizioso, accettò l'arma: aggredì Urano nel sonno e lo fece cadere dai cieli, sanguinante e sconfitto, prendendo il suo posto. Terminò così il regno della prima coppia divina.


* La seconda coppia: Crono e Rea 

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