Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Apollo

Apollo nacque dall’unione di Zeus e Latona, figlia del Titano Ceo e di Febe, essendo Era, (moglie di Zeus), gelosa, Zeus trasformò se stesso e Latona in quaglie al momento dell’unione. Ma Era, incaricò il serpente Pitone di inseguire Latona tutt’attorno al mondo, e decretò che essa non avrebbe potuto partorire in alcun luogo dove brillasse il sole.


Sulle ali del Vento del Sud, Latona giunse a Ortigia presso Delo, dove mise alla luce Artemide, che appena nata aiutò sua madre ad attraversare lo stretto e a Delo, Latona partorì Apollo. Delo che fino a quel giorno era stata un’isola vagante, si immobilizzo nel mare e per decreto divino nessuno può più nascervi o morirvi.

Secondo Omero Apollo era innanzitutto un dio profeta, il cui oracolo, con sede a Delfi, concedeva talvolta il dono profetico ad alcuni mortali prediletti, come la principessa troiana Cassandra. Chiamato anche Febo, "lo Splendente", Apollo era il dio della luce e secondo alcuni miti guidava il carro del Sole. Eternamente giovane, abilissimo arciere e valido atleta, era nume tutelare degli uomini non ancora adulti; era anche il dio dell'agricoltura e del bestiame, della musica e della medicina, della luce poetica e della verità filosofica, dell'armonia e dell'ordine.

Fu Apollo a saper sfruttare la lira inventata da Ermes, donandola poi al migliore fra i poeti, Orfeo. Gli era sacro l'alloro, di cui erano composte le corone dei vincitori nelle gare sportive e negli agoni poetici, a ricordo del sacrificio della ninfa Dafne, amata dal dio; in suo onore si intonavano i peana e si componevano carmi lirici. Talvolta Apollo è descritto come un dio spietato e crudele: nell'Iliade di Omero, ad esempio, lancia frecce infuocate portatrici di peste sull'esercito greco. Secondo la tradizione, inoltre, scorticò il satiro Marsia, sconfitto in una sfida musicale; uccise per gelosia Coronide, che gli aveva dato il figlio Asclepio, e rapì e violentò la giovane principessa ateniese Creusa, abbandonandola assieme al figlio con lei concepito.