Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Il mito di Asclepio

Asclepio

Cosa strana, Apollo, dio bellissimo e geniale fu sempre sventurato nelle sue avventure amorose: non riuscì mai a farsi veramente amare. Uno dei suoi primi amori fu la principessa Corònide, figlia di Flegias, un re della Tessaglia.

Il dio aveva piena fiducia  in lei quando un malvagio corvo gli fece sapere che l'amata gli preferiva un mortale: Apollo maledì l'uccello, il quale, da bianco che era, divenne , dal quel momento, nerissimo, e poi colpì la donna con una delle sue frecce terribili.

Si prese però cura del figlio avuto da lei, Asclepio, e lo affidò a un saggio e celebre centauro, Chirone, perchè lo educasse. Chirone, infatti, fu il precettore di molti eroi greci. Da lui il giovane Asclepio apprese la medicina e fu presto celebre in tutta la Grecia come medico.

Salvati dalle sue cure, gli uomini giungevano ormai alla più tarda vecchiaia, tanto che Ade, signore dei regni infernali, si lamentò con Zeus affermando che Asclepio rendeva sempre meno numerosi i suoi sudditi, ossia i morti.

Avvenne che Asclepio, dietro preghiera di Afrodite, dea dell'amore, risuscitò addirittura un giovinetto di cui ella si era invaghita. E allora Zeus, fattosi costruire un fulmine dai Ciclòpi, lo scagliò contro quel medico troppo abile facendolo precipitare nei regni di Ade.

Apollo, da parte sua, si vendicò terribilmente sterminando i Ciclòpi a colpi di freccia, ma dovette poi espiare la sua colpa andando a servire, come pastore, nella reggia di Admeto, re di Fere. 


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