Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Altri amori infelici

Apollo

Gli altri amori di questa luminosa divinità non ebbero in genere miglior esito. Così quando si invaghì della graziosa Dafne, figlia del dio fluviale Pèneo, ebbe ancora la mortificazione di vedersi, come rivale, un mortale, Leucippo.

Questi, più audace di lui, giunse a travestirsi da donna per avvicinare la sua bella, ma, scoperto, fu ucciso da uno stuolo di ninfe che Apollo stesso aveva aizzato contro lo sventurato. Ma l'eliminazione del rivale poco gli valse: Dafne continuò a sdegnare l'amore del dio, finchè, un giorno, si imbattè in lui in una foresta e, piena di paura, si diede a corsa folle per sfuggirgli. A lungo Apollo la inseguì pregandola di sostare appena un momento, assicurandola di non volerle fare alcun male, ma Dafne sentendo la voce del dio sempre più vicina, badava solo a correre sempre più in fretta. Infine si rese conto che stava per essere raggiunta e, disperata,  invocò l'aiuto di Gea, la madre Terra: subito il suo corpo si irrigidì, mise le radici nel terreno e rami e foglie nell'aria, e in un attimo la bella fanciulla fu trasformata in un albero di alloro. Da quel giorno l'alloro divenne la pianta sacra ad Apollo e con le sue fronde furono incoronati i guerrieri e i poeti.

Anche la ninfa Marpessa, figlia di Eveno, un dio fluviale dell'Etolia, gli preferì un mortale, Ida, il più forte degli uomini del suo tempo, il quale, protetto da Posidone, riuscì a rapirla su un cocchio alato e, inseguito da Apollo, non esitò a scoccare frecce contro di lui. Zeus impedì la contesa concedendo alla bella ninfa di scegliere liberamente il suo sposo, ed essa preferì Ida perchè temeva che il dio, eternamente giovane, l'avrebbe disprezzata quando fosse invecchiata.

Un giorno Apollo, passando per i monti della Tessaglia, vide una nifa cacciatrice affrontare audacemente un leone. Era Cirene, figlia anche lei di un dio fluviale. Pieno di ammirazione, il dio le offrì il suo amore, ma, al solito, venne respinto. Allora fece ricorso alla forza e rapì la bella su di un carro d'oro trasportandola sulle coste dell'Africa, nella regione che fu poi detta Cirenaica. Là potè vivere per qualche tempo con lei, e da loro nacque una piccola divintà dei campi, Aristeo.

Un'altra mortale amata da Apollo fu Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia. Ma Cassandra, al pari delle altre, si rifiutò di sposarlo, sebbene il dio, per indurla alle nozze, le avesse dato il dono della profezia. Allora Apollo, esasperato, volle vendicarsi: le lasciò il dono profetico che le aveva dato, ma la condannò a non essere mai creduta dagli uomini.  Così la sventurata principessa, sebbene predicesse sempre con esattezza quello che sarebbe avvenuto, fu considerata da tutti una povera folle.


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